La dose booster dei vaccini anti-Covid, nonostante questi siano basati su varianti del virus non più in circolazione, difende in parte anche da Omicron, evitando le conseguenze più gravi dellinfezione. Lo afferma un nuovo studio condotto in laboratorio e guidato dalla statunitense Università di Washington, con un contributo anche italiano di Irccs Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (Ingm) Romeo ed Enrica Invernizzi di Milano. La ricerca, pubblicata sulla rivista Science, evidenzia che gli attuali vaccini riescono ancora a stimolare in misura sufficiente il sistema immunitario e che la sottovariante BA.5 di Omicron presto sostituirà le altre a livello globale.
I ricercatori, guidati da John Bowen e Amin Addetia, hanno analizzato campioni di plasma (la componente liquida del sangue) in laboratorio, per valutare lefficacia dei vaccini o di una precedente infezione nei confronti delle varie sottovarianti di Omicron. Alcuni dei campioni provenivano da individui che avevano contratto Covid-19 in una fase molto precoce della pandemia: solo 5 su 24 presentavano ancora unattività immunitaria rilevabile, e comunque molto debole.
I ricercatori hanno anche testato i vari vaccini disponibili: Moderna, Pfizer, Novavax, Janssen (Johnson&Johnson), AstraZeneca, Sinopharm e Sputnik V. Nonostante l'immunità protettiva da loro generata sia stata gravemente attenuata dalle sottovarianti di Omicron, una dose di richiamo, indipendentemente dal tipo di vaccino, porta gli anticorpi neutralizzanti a livelli apprezzabili per tutte le varianti.
Per essere preparati alla futura evoluzione della pandemia da Sars-CoV-2, gli autori dello studio sottolineano limportanza di proseguire nellattenta sorveglianza delle nuove varianti, di continuare man mano a valutare lefficacia dei vaccini attuali e di sostenere gli sforzi per svilupparne di nuovi.
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