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Il Nobel mancato a Cabibbo, quella ferita del 2008

Una delusione cocente che qualcuno non esitò a definire uno 'scippo': è stato vissuto così il mancato Nobel ai fisici italiani Nicola Cabibbo e Giovanni Jona-Lasinio. Sono passati 13 anni, ma la ferita è ancora aperta per la comunità scientifica italiana, che fin dall'inizio è rimasta incredula di fronte al fatto che, nonostante le due leggi fisiche premiate con il Nobel si chiamassero Cabibbo-Kobayashi-Maskawa e Nambu-Jona Lasinio, il premio fosse andato solo ai giapponesi Makoto Kobayashi, Toshihide Maskawa e Yoichiro Nambu.

Eppure Cabibbo a partire dal 1963 aveva gettato le basi per comprendere il fenomeno per cui i mattoni della materia, i quark, si mescolano dando origine alle particelle elementari. Il suo modello è stato integrato successivamente dai due giapponesi ed è oggi noto come Matrice di Cabibbo-Kobayashi-Maskawa (CkM).
Analoga la storia di Jona-Lasinio, riconosciuto come il pioniere della ricerca teorica sulla rottura spontanea di simmetria e soprattutto per i suoi contributi al modello di Nambu-Jona Lasinio.

''Preferisco non fare dichiarazioni'', aveva detto Cabibbo all'ANSA il 7 ottobre 2008, deluso e amareggiato, mentre nella sua università, la Sapienza di Roma, arrivava una pioggia di email, a partire da quelle dei ricercatori del Cern, cuore della ricerca sulla fisica delle particelle. 'E' una discriminazione, soprattutto per Nicola'', ''la tripletta Cabibbo-Kobayachi-Maskawa non puo' essere separata'', si leggeva nei messaggi, mentre volavano parole come ''oltraggiato''. Nel ricostruire la vicenda, senza riuscire a trovare alcuna spiegazione, Luciano Maiani segnalava con dispiacere che nei documenti nei quali il comitato per l'assegnazione dei Nobel aveva ricostruito il retroterra scientifico delle ricerche premiate, Cabibbo era stato citato otto volte e Jona-Lasinio cinque.

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