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Grovigli magnetici dietro alle eruzioni del Sole

E’ l’emersione di ‘grovigli’ magnetici sulla superficie del Sole che produce le regioni attive da cui possono partire violente eruzioni di particelle e gas ionizzato in grado di influire anche sulla Terra: lo dimostrano i dati raccolti dal satellite Solar Dynamic Observatory (Sdo) della Nasa, pubblicati su Nature Communications da un gruppo internazionale guidato da David MacTaggart dell’Università di Glasgow, a cui hanno partecipato tra gli altri Paolo Romano e Salvatore Guglielmino dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Catania.

Le più violente eruzioni nel Sistema solare hanno origine nelle regioni attive del Sole, zone dove sono presenti intensi campi magnetici che possono essere molto complessi e aggrovigliati. Conoscere le proprietà delle contorte linee del campo magnetico solare è fondamentale per comprendere il meccanismo di innesco dei brillamenti solari (flare) e delle espulsioni di massa coronale (Cme), fenomeni che liberano grandi quantità di energia, particelle e gas ionizzato e che possono avere importanti effetti anche sull’ambiente terrestre. Una delle domande più dibattute finora è se la torsione (‘twist’) dei campi magnetici emerga sulla superficie solare risalendo con la sua regione attiva o venga invece creata poi nell'atmosfera solare. Per scoprirlo, i ricercatori si sono focalizzati sull’emersione di una regione attiva (Noaa 11318) che avevano già studiato nel 2014. Confrontando le osservazioni con le simulazioni numeriche, hanno scoperto che le regioni attive nascono dall’emersione di tubi di flusso magnetici già attorcigliati.

“Per la prima volta abbiamo ottenuto una misura diretta della topologia del campo magnetico di una regione attiva osservata durante la sua emersione in fotosfera”, spiega Guglielmino. “Il processo di ‘twist’ è essenziale per l’innesco dei fenomeni di rilascio energetico nell’atmosfera solare, per cui avere la possibilità di determinare sin dalle prime fasi dell’emersione di una regione attiva la sua topologia, più o meno attorcigliata, permetterà di conoscere meglio il suo potenziale eruttivo. Questo potrà accrescere la nostra capacità di fare previsioni più accurate anche nel campo dello space weather”.

 

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