Le galassie crescono mangiando quelle più piccole: questo vale non solo per le galassie più grandi che inglobano le loro galassie satellite, ma anche per le stesse galassie satellite che sono in grado di attirare e inglobare galassie ancora più piccole in orbita attorno a loro. Lo dimostra per la prima volta uno studio pubblicato su Nature Astronomy e guidato da ricercatori dellUniversità di Bologna e dellIstituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Grazie a osservazioni ad alta risoluzione prodotte dal Very Large Telescope dellOsservatorio europeo meridionale (Eso) e dal telescopio Magellano dellOsservatorio di Las Campanas, gli studiosi hanno analizzato la composizione chimica di undici antichi ammassi stellari individuati allinterno della Grande Nube di Magellano, la più grande galassia satellite della Via Lattea. Così, nell'ammasso denominato NGC2005, hanno scoperto stelle con caratteristiche nettamente diverse da quelle degli altri. Le caratteristiche chimiche di NGC2005 mostrano chiaramente la natura distinta di questo ammasso, che deve aver avuto origine in una galassia nella quale le stelle nascono molto più lentamente rispetto a quanto avviene nella Grande Nube di Magellano. A dare origine a questo ammasso stellare - spiega Davide Massari, ricercatore dellInaf di Bologna, tra gli autori dello studio - deve essere stata quindi probabilmente una piccola galassia satellite della Grande Nube di Magellano, che è stata in seguito inglobata al suo interno. Lipotesi è che fosse una galassia nana sferoidale simile a quelle che possiamo osservare anche oggi allinterno del Gruppo Locale, linsieme di galassie di cui fa parte anche la Via Lattea, precisa il primo autore dello studio Alessio Mucciarelli, professore dellUniversità di Bologna e associato Inaf.
Quello di NGC2005 è lunico caso finora scoperto nel campo delle galassie nane grazie allanalisi della composizione chimica. I risultati ottenuti confermano così lipotesi che i processi di formazione delle galassie sono simili a tutti i livelli, aprendo la strada a nuove possibilità per lo studio di queste dinamiche anche oltre i confini della Via Lattea.
Caricamento commenti
Commenta la notizia