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Maiani, alla ricerca servono più fondi dal Pnrr, non nuovi enti

La ricerca italiana ha bisogno di piu' fondi e non dei nuovi enti di cui si legge nella bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr): lo rileva il fisico Luciano Maiani, dell'Universita' Sapienza di Roma e accademico dei Lincei. Con Ugo Amaldi, Maiani e' fra i promotori dell'appello che invita a utilizzare i finanziamenti del Recovery Plan per rilanciare la ricerca pubblica italiana a livello internazionale.

"L'idea di promuovere nuovi centri campioni di innovazione e ricerca e' la tipica follia di chi pensa che il mondo della ricerca pubblica cosi' com'e' sia da rifondare. Non e' cosi' , perche' tutti gli indicatori dicono che i nostri ricercatori lavorano bene, ma se ne vanno perche' non hanno prospettive", dice Maiani all'ANSA.

A proposito della qualita' della ricerca in Italia, il fisico cita quanto ha dichiarato oggi sulla stampa l'amministratore delegato di Black Rock: "in Italia avete un ottimo sistema universitario, ma i migliori se ne vanno". La proposta presentata da Maiani con Amaldi e altri scienziati prevede di "finanziare di piu' quello che abbiamo gia' per portare la ricerca pubblica italiana almeno al livello della Francia. I bandi per progetti di ricerca in Italia sono "finanziati tre volte meno rispetto alla Francia, che propone di utilizzare i fondi del Recovery Plan per raddoppiarli. Di conseguenza, se non facciamo niente avremo progetti finanziati un sesto rispetto ai livelli francesi e non ci sara' piu' possibilita' di competizione".

Il modo piu' produttivo di investire nella ricerca italiana "non e' quindi favorire una proliferazione dei centri di ricerca, ma finanziare i progetti di ricerca accessibili ai giovani". Questo e' vitale, considerando che "le universita' non hanno soldi per finanziare la ricerca: ormai la ricerca si fa sui progetti" e "il problema non si risolve creando nuovi centri", dei quali "non si sa che cosa facciamo e come siano finanziati".

"Inoltre", aggiunge Maiani "nella proposta firmata con Amaldi proponiamo di reclutare 25.000 ricercatori in cinque anni" per offrire prospettive ai giovani che altrimenti andrebbe all'estero. Si tratta di una richiesta "modesta" rispetto alle richieste di personale avanzate da altri settori pubblici. "Il mondo della ricerca vede la creazione di nuovi centri come una sottrazione di risorse, mentre reclutamenti di personale e infrastrutture d dovrebbero essere destinati alle cose esistenti".

Naturalmente, rileva Maiani, "c'e' il problema del trasferimento tecnologico, che non si risolve aggiungendo nuovi centri. Il fatto e' , piuttosto, che nella situazione attuale gli enti di ricerca non sono in grado di farlo. Bisognerebbe introdurre il concetto di capitale di rischio negli enti di ricerca: si puo' fare, anche se e' difficile". "Spero che a questo punto sia chiaro che la ricerca pubblica italiana sta combattendo ad armi impari rispetto ai competitori europei - conclude -Il mantra che solo il privato e' efficiente e che 'statale e' male' sta mostrando i suoi limiti perche' , se ben gestito e se naturalmente si combattono corruzione e malcostume, statale 'e' bene' e garantisce un ascensore sociale, come stata e' l'universita' ".

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