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Lincei, il dibattito sul Recovery Plan coinvolga la comunità scientifica

Il dibattito sulla destinazione dei finanziamenti previsti dal Recovery Plan deve coinvolgere anche la comunità scientifica. E' quanto rileva l'Accademia dei Lincei in un documento della sua Commissione sui Problemi della Ricerca. "Nonostante la scadenza per l'invio a Bruxelles sia imminente, i contenuti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) non sono ancora del tutto definiti" e la versione attuale, diffusa lo scorso gennaio, è al momento in fase di riesame.

"Per ciò che è dato sapere da questi documenti non definitivi, alcuni contenuti indicativi della visione complessiva del nostro sistema ricerca non sembrano però del tutto condivisibili", si legge nel documento. "Va sottolineato - proseguono i Lincei - che il Pnrr non è mai stato discusso in seno alla comunità scientifica (ma è attualmente discusso con Regioni e sindacati): è molto probabile - rilevano - che questo mancato confronto sia il motivo di alcune incoerenze del Pnrr rispetto allo spirito e ai contenuti del Piano Nazionale della Ricerca (Pnr)". Per esempio, dalle versioni provvisorie del Pnrr "traspare una visione verticistica della ricerca, dove vengono creati gli ennesimi 'poli' o 'centri di eccellenza' sui quali concentrare investimenti e risorse".

"Nel Pnrr - prosegue il documento dei Lincei - sembra essere prevista la creazione di un certo numero (sette) di questi Centri nazionali di eccellenza, in altrettanti specifici settori della ricerca, in qualche caso addirittura identificando preventivamente le sedi; senza che il concetto e la definizione della natura e oggetto di questi centri di eccellenza siano stati condivisi né discussi con la comunità scientifica; senza alcuna apparente formazione di equivalenti reti nazionali del settore; senza apparente riutilizzo delle notevoli strutture di ricerca già disponibili sulle quali già sono indirizzati importanti finanziamenti pubblici". Il rischio, avvertono gli accademici, è "generare una dannosa competizione interna tra le nuove strutture nazionali e quelle già esistenti".

Inoltre "gli enti pubblici di ricerca non sono stati coinvolti in alcun modo nell'identificazione delle aree di maggiore interesse per la ripresa del sistema ricerca e, per quanto è dato sapere, diversi dei nuovi centri di ricerca ipotizzati nel Pnrr prevedono numerose tematiche già attive in questi enti". All'Accademia dei Lincei sembra invece auspicabile la "creazione di centri universitari ed enti di ricerca integrati, imperniati sulla ricerca di base, che mettano a disposizione della comunità strumentazioni, infrastrutture e servizi di alta tecnologia". C'è anche da notare che nel Pnrr "la ricerca di base appare molto indebolita" rispetto al Piano Nazionale, "a tutto vantaggio di un ruolo preminente di una ricerca finalizzata a favore (e spesso a guida) dell'impresa privata. Senza pregiudizi ideologici, si deve però osservare che questo orientamento può penalizzare sensibilmente la libertà e creatività della ricerca che sole possono portare vera innovazione".

Il documento dei Lincei ritiene infine "essenziale" la semplificazione amministrativa per le strutture e i programmi di ricerca", che in Italia rende necessari almeno sei mesi per acquistare uno strumento, contro i pochi giorni di altri Paesi avanzati e per questo gli accademici chiedono "lo svincolo delle spese di ricerca dal codice degli appalti e dal Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione, la ristrutturazione delle carriere e l'eventuale abolizione o riduzione dell'Iva".

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