Identificato il più grande relitto di una supernova mai osservato nei raggi X: frutto dell'esplosione di una stella massiccia giunta a fine vita, copre un'area di cielo circa 90 volte più grande delle dimensioni apparenti della Luna piena. E' stato scoperto grazie alla prima mappa a tutto cielo realizzata dal telescopio spaziale eROSITA dell'Istituto Max Planck per la fisica extraterrestre, ed è stato ribattezzato 'Hoinga' dal nome medievale della città natale del ricercatore tedesco che ha guidato lo studio internazionale a cui ha partecipato anche Luciano Nicastro, ricercatore dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) a Bologna. I risultati sono in via di pubblicazione su Astronomy and Astrophysics.
Il telescopio a raggi X eROSITA spiega Nicastro - è in grado di scandagliare con grande sensibilità lintera volta celeste ogni sei mesi, cosa che lo rende unico nel suo genere e permette di osservare oggetti e fenomeni che altri telescopi, anche più potenti, difficilmente riescono a fare. Grazie a questo strumento, i ricercatori contano di dare la caccia ai resti di supernovae che finora sono riusciti a sfuggirci: si stima che nella nostra galassia ce ne siano 1.200 osservabili, mentre ne conosciamo soltanto 300 circa. Siamo rimasti molto sorpresi dal fatto che il primo resto di supernova sia spuntato subito, afferma Werner Becker dellIstituto Max Planck.
Dopo lidentificazione di Hoinga nei dati di eROSITA, gli astronomi hanno cercato conferma della natura di questo oggetto, che è arrivata grazie a osservazioni nelle onde radio in cui è stato individuato il 90% di tutti i resti di supernova conosciuti. L'emissione radio registrata in 10 anni di osservazioni ha chiaramente confermato che Hoinga è un resto di supernova, e quindi - conclude Natasha Walker-Hurley dell'International Centre for Radio Astronomy Research in Australia (ICRAR) - potrebbero esserci molti altri oggetti simili ancora in attesa di essere visti da occhi attenti.
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