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Crescono i detriti spaziali, le contromisure non bastano

I detriti spaziali continuano ad aumentare nonostante gli sforzi per contenerli: ogni anno in orbita si verificano in media 12 eventi accidentali che generano nuovi frammenti e questo trend è in crescita, tanto che le collisioni con i satelliti diventeranno presto la prima fonte di detriti. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto annuale sullo stato dell'ambiente spaziale (Annual Space Environment Report) stilato dall'Agenzia spaziale europea (Esa).

Attuamente "la principale fonte di detriti spaziali sono le esplosioni in orbita causate da carburante e batterie rimasti bordo di veicoli e razzi", spiega Holger Krag, a capo del programma di sicurezza spaziale dell'Esa. "Nonostante le misure preventive adottate negli anni, non c'è un calo del numero di questi eventi.

La tendenza verso lo smaltimento a fine missione sta migliorando, ma lentamente". Secondo il rapporto Esa, i razzi lanciati nell'ultimo decennio si sono adeguati alle misure di riduzione dei detriti per il 60-80% (in termini di massa). In particolare, circa il 30% dei razzi lanciati negli ultimi tre anni è stato riportato a Terra in modo controllato. Per quanto riguarda i satelliti immessi in un'orbita terrestre bassa, il 15-30% ha cercato di adottare misure anti-detriti, ma solo il 5-20% ha centrato l'obiettivo.

Oltre l'85% dei satelliti immessi in orbita geostazionaria nell'ultimo decennio, invece, ha provato ad adeguarsi alle norme, riuscendoci nel 60-90% dei casi. Continuano a moltiplicarsi anche i piccoli satelliti e le loro costellazioni, ma la maggior parte di questi oggetti dovrebbe avere un fine vita 'pulito', perché la ridotta altitudine li porterà naturalmente a distruggersi nell'atmosfera terrestre.

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