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Da Wuhan un aiuto genetico contro la mosca nemica della frutta

Arriva da un ricercatore di Wuhan, la città della Cina epicentro dell'epidemia di coronavirus, la scoperta che potrebbe aiutare a neutralizzare la mosca orientale della frutta (Batrocera dorsalis), temuta per i danni all'agricoltura in Asia e che minaccia anche l'Italia. Pubblicato sulla rivista Nature Communications, il risultato si deve alla ricerca internazionale coordinata da Hongyu Zhang, della Huazhong Agricultural University di Wuhan, alla quale ha collaborato l'Italia.

"Ho sentito Zhang due settimane fa e mi aveva raccontato che cercava di uscire di casa il meno possibile", ha detto all'ANSA il genetista italiano che ha partecipato alla ricerca, Giuseppe Saccone, dell'università Federico II di Napoli e attualmente visiting professor presso l'Università Nazionale di Singapore.

Grazie al controllo genetico della mosca orientale, la scoperta costituisce un'alternativa ai pesticidi. Rende infatti possibile produrre in massa maschi.
Il gruppo di ricerca ha infatti scoperto il meccanismo genetico che determina il sesso maschile nella mosca orientale che, spiega Saccone, "è un tefritide invasivo molto temuto per i danni all'agricoltura in Asia, che potrebbe colonizzare anche l'Italia. Questo perché l'insetto esce dalla frutta importata ed è stato rilevato a Napoli e Salerno, ma per fortuna non è ancora in grado di riprodursi nelle nostre zone".

Il meccanismo genetico è basato su un gene speciale chiamato miRNA-1-3p: "è un gene regolativo, che agisce mediante un piccolo frammento di informazione genetica chiamato microRNA e spegne a valle il gene che nei tefritidi e in tanti altri insetti determina il sesso femminile", ha spiegato il ricercatore. Il gene viene attivato negli embrioni maschili dal gene MoY, che il gruppo di Saccone ha identificato pochi mesi fa.

"Essendo i microRNA molto piccoli, si può pensare di farne versioni sintetiche che, per le piccole dimensioni, potrebbero essere facilmente trasferite all'interno degli embrioni, una volta resi permeabili artificialmente con sostanze chimiche o reazioni elettriche". In questo modo, ha concluso, "si otterrebbero in massa maschi che si possono poi sterilizzare con le radiazioni e introdurre nelle coltivazioni agricole da proteggere, dove una volta accoppiati con le femmine sono incapaci di generare progenie".

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