Nelle estati più calde sulle Alpi dovremo aspettarci una vegetazione sempre più rigogliosa a quote medio-alte, comprese tra 1.300 e 3.000 metri sul livello del mare, e fiumi sempre più secchi. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Climate Change dal gruppo dellIstituto di Ingegneria Ambientale del Politecnico Federale di Zurigo, con il coordinamento dallitaliano Simone Fatichi e la collaborazione delle università di Trento, Montreal, dellUniversity College di Londra e dellUniversità di Tecnologia di Vienna.
Gli autori dello studio hanno utilizzato modelli al computer per analizzare come rispondono le foreste alpine ai periodi estivi caldi e secchi, prendendo come riferimento lestate da record del 2003. "Abbiamo scoperto, a sorpresa, che la vegetazione a quote medio-alte, a differenza di quanto accade nelle valli, risponde positivamente, sottraendo acqua al terreno, e quindi al bilancio dei fiumi, ha spiegato allANSA, Fatichi.
Secondo le nostre stime, il contributo della vegetazione alla riduzione della portata dei corsi dacqua è di un ulteriore 30% rispetto a quello dato dal calo delle precipitazioni. Su scala annuale, tuttavia, i cambiamenti delle precipitazioni restano il fattore più importante per il bilancio idrico, ha aggiunto lingegnere ambientale.
Lo studio potrà aiutare a capire come le Alpi rispondono ai cambiamenti climatici, adattandosi alle temperature in crescita. "Ci aspettiamo che in futuro questo fenomeno di sottrazione di acqua al terreno da parte delle foreste alpine possa avvenire sempre più spesso in estati calde e secche, andandosi a sommare alla riduzione dei ghiacciai e alla diminuzione delle precipitazioni. Il rischio - ha concluso Fatichi - è che la gestione delle risorse idriche nellarco alpino durante i mesi estivi possa diventare sempre più critica".
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