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L'asteroide Bennu è attivo, emette polveri come le comete

Tre misteriosi getti di particelle emessi dall'asteroide Bennu, e osservati da vicino dalla sonda americana Osiris-Rex, mostrano che questo fossile del Sistema Solare è un asteroide attivo dalle complesse dinamiche interne. È quanto indica l'analisi dei dati della missione della Nasa pubblicati sulla rivista Science dai ricercatori coordinati da Dante Lauretta, dell'università americana dell'Arizona, a Tucson.

Bennu è un piccolo asteroide a forma di trottola dal diametro di circa 500 metri ed è probabilmente una 'pila di frammenti' tenuti insieme dalla loro stessa forza di gravità. Nel dicembre 2018, è stato raggiunto dalla sonda Osiris-Rex che parla anche italiano con la tecnologia che le permette di orientarsi grazie al sensore stellare costruito dal gruppo Leonardo a Campi Bisenzio, e che ha lo scopo di catturare un campione dalla superficie di Bennu (entro il 2020) per riportarlo a Terra entro il 2023.

Dall'inizio del 2019, la sonda ha fotografato a fondo l'asteroide al fine di selezionare il sito di campionamento. Analizzando le immagini raccolte, i ricercatori hanno individuato una nuvola di particelle intorno all'asteroide, identificando tre principali eventi di espulsione all'inizio del 2019, durante i quali alcune particelle sono rimaste nell'orbita di Bennu per giorni prima di ricadere sulla superficie, mentre altre sono state scagliate nello spazio. La causa resta ancora misteriosa, tuttavia gli studiosi hanno ipotizzato che il fenomeno potrebbe essere stato generato dall'impatto di piccoli meteoriti oppure dalla frattura della superficie dovuta a uno stress termico.

La scoperta, secondo Jessica Agarwal, del Max Planck Institute for Solar System Research a Gottinga, "mostra che un asteroide apparentemente inattivo può ospitare complesse dinamiche interne che incidono sulla superficie, con implicazioni ancora sconosciute per la sua evoluzione". Il primo asteroide attivo, capace di emettere periodicamente gas e polveri, è stato scoperto nel 1996 e da allora ne sono stati individuati circa una ventina. Per Agarwal "scoprire i processi alla base di questa attività è importante per comprendere l'evoluzione di questi corpi celesti e come liberano polveri nello spazio interplanetario".

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