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Miniere 4.0 per spiare l'universo, addio carbone Sulcis

(ANSA) - CAGLIARI, 16 NOV - La scommessa della riconversione è vinta. Dalla fine dell'estrazione del carbone ad oggi, le miniere del Sulcis sono diventate un laboratorio per la ricerca scientifica che ha pochi eguali al mondo. Punta di diamante è la "distillazione" dell'argon nel sito di Nuraxi Figus, il gas indispensabile per riuscire a 'vedere' la materia oscura, che occupa il 25% dell'universo, nell'esperimento Dark Side condotto sul Gran Sasso dall'Istituto nazionale di Fisica Nucleare.

Partita un anno fa, la ricerca ha già dato risultati sorprendenti.

E il ministero dello Sviluppo economico promuove a pieni voti il progetto avviato in Sardegna, e chiamato Aria. "Ci crediamo molto - conferma il viceministro Stefano Buffagni in occasione del convegno a Cagliari in cui sono stati illustrati gli esiti del primo anno di sperimentazione - Passiamo dal carbone alle stelle, e in questo modo portiamo le miniere nel futuro.

Insomma, dalla fase di chiusura si arriva al rilancio".

E' stato Cristian Galbiati, ricercatore ai laboratori del Gran Sasso, professore alla Princeton University e responsabile scientifico di Aria, a fare il punto sui successi ottenuti. Il progetto internazionale, che vede il coinvolgimento delle Università sarde, è nato per la produzione di isotopi in grado di interagire con la materia grazie a una grande infrastruttura costruita nelle viscere della terra: una colonna alta quanto la Tour Eiffel, 350 metri di moduli installati nel pozzo di Monte Minni. Servono a distillare l'argon, ovvero la sostanza che dialoga con la materia. Ebbene, svela Galbiati, "siamo riusciti a dimostrare la separazione degli isotopi, un risultato che ci aspettavamo solo con la colonna terminata".

In Sardegna nasce, così, un centro di eccellenza per la produzione di argon speciale e di isotopi stabili, fondamentali per le ricerche contro il cancro e lo sviluppo dei farmaci per le malattie rare e tradizionali. "Tutta la filiera di isotopi vale un miliardo di euro - osserva Galbiati - ma il valore aggiunto sarà il processo secondario, quello delle start up che prendono gli isotopi e li trasformano in proteine, vitamine e molecole più complesse".(ANSA).

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