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Buon compleanno Nature, da 150 anni voce della scienza

La scoperta dei raggi X e la pecora Dolly, primo clone di un mammifero, la descrizione del buco dell'ozono, a struttura a doppia elica del Dna e il primo pianeta esterno al Sistema Solare: la rivista Nature festeggia i suoi 150 anni forte di una lunghissima serie di successi e fin dal ptimo numero, uscito il 4 novembre 1869, continua a ospitare sulle sue pagine le scoperte scientifiche più importanti, destinate ad aprire nuovi campi della ricerca e perfino nuove interpretazioni della natura.

Fondata in Gran Bretagna da Norman Lockyer, Nature raccoglieva l'eredità di diverse riviste a carattere scientifico sorte e presto scomparse a metà dell'Ottocento, in piena Rivoluzione industriale. Il suo nome lo deve ad un verso del poeta William Wordsworth ("To the solid ground of nature trusts the Mind that builds for aye") ed ebbe come primo editore Alexander Macmillan, lo stesso dei libri di Lewis Carroll e Rudyard Kipling.

Insieme alla sua 'rivale' Science, è in assoluto la rivista più prestigiosa per i ricercatori di tutto il mondo. "L'importanza di Nature non si discute. Sulle sue pagine sono state pubblicate alcune delle più importanti scoperte della storia della scienza ed è inoltre è stata antesignana nell'aprire riviste sorelle, cioè riviste dello stesso marchio più specializzate in alcuni settori, come Nature Genetics", commenta Andrea Ballabio, direttore dell'Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Napoli. Certo, osserva, "sul sistema di valutazione degli articoli con revisione fra pari, o peer-review, ci sarebbero da fare delle modifiche, perché non è mai cambiato nel tempo"

A partire dagli anni '80, infatti, Nature ha iniziato a espandersi, lanciando molte riviste satelliti specializzate in discipline diverse, dall'astronomia alle nanotecnologie. Oggi la rivista ha uffici a Londra, New York, San Francisco, Washington, D.C., Boston, Tokyo, Hong Kong, Parigi, Monaco e Basingstoke. C'è anche chi sogna una Nature italiana, come la senatrice Elena Cattaneo, dell'Università di Milano. "In Italia - rileva - avremmo bisogno di una voce simile: penso al brand Nature declinato, così come è stato per Nature China, per dare autorevolezza alle discussioni nei quali naufraghiamo in Italia, come quelle sui vaccini. Quello di Nature è un brand indipendente, che può aiutare a livello sociale e politico a mettere in evidenza il dibattito pubblico in un Paese come l'Italia in cui si mettono sullo stesso piano santoni e scienziati".

Insieme a poche altre riviste scientifiche, come Science e Pnas, Nature ha conservato inoltre la caratteristica di dare spazio a tutte le discipline scientifiche. "Nature ha un impatto su una fascia culturale molto ampia. Spesso le riviste specialistiche pubblicano cose di nicchia, invece Nature sa cogliere quelle che hanno un'importanza trasversale per la scienza", osserva Nichi D'Amico, presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). "È multidisciplinare, ma molto selettiva, Per questo - rileva - se si esce su Nature, è un risultato importantissimo per la scienza e anche per il ricercatore".

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