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La più incredibile delle stelle

Una stella davvero incredibile è l’oggetto cosmico più denso mai visto: è una stella di neutroni distante circa 4.600 anni luce, che in una sfera del diametro di soli 30 chilometri racchiude una massa pari a 2,17 volte quella del Sole. È descritta sulla rivista Nature Astronomy dal gruppo dell’Università americana della Virginia Occidentale, coordinato da Maura McLaughlin e Duncan Lorimer.

Chiamata J0740+6620, è una stella di neutroni rotante, ossia una pulsar: ruota vorticosamente su se stessa centinaia di volte al secondo, emettendo impulsi radio intermittenti simili alla luce dei fari. E' stata scoperta con il radiotelescopio di Green Bank, in Virginia. Gli astronomi ne hanno misurato la massa analizzando la riduzione dei suoi impulsi radio causata da una sua vicina, una nana bianca che, secondo quanto previsto dalla teoria della Relatività generale di Einstein, con la sua presenza ha distorto lo spazio-tempo circostante, ritardando così il segnale radio della stella di neutroni.

“La scoperta è avvenuta quasi per caso, durante osservazioni di routine legate alla ricerca sulle onde gravitazionali”, ha detto McLaughlin.  "Questa stella di neutroni - ha aggiunto - è quasi troppo massiccia per poter esistere. Si avvicina, infatti, al limite oltre il quale un oggetto compatto diventa instabile e collassa su se stesso, dando origine a un buco nero”.

Le stelle di neutroni sono così dense da essere considerate proprio l’anticamera dei buchi neri. Un cucchiaino della materia contenuta in queste stelle ha infatti una massa di circa 1 miliardo di tonnellate, quasi quanto 170 milioni di elefanti africani. Sono dei veri e propri relitti cosmici: quello che resta quando una stella esplode in una supernova e la sua materia più interna collassa diventando molto densa e compatta.

Quando raggiunge questo stato estremo, la materia non è più quella che conosciamo, fatta di atomi con nuclei composti da protoni e neutroni, ma è formata quasi del tutto da neutroni tenuti insieme da forze che impediscono loro di collassare formando un buco nero. “Un tipo di materia così esotica - ha concluso McLaughlin - che è impossibile riprodurre in laboratorio”.

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