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Su Marte la più grande quantità di metano mai misurata

Marte torna a far sognare: il gas considerato uno degli indizi della vita, il metano, è stato misurato nella più alta concentrazione mai rilevata sul pianeta rosso, più che doppia rispetto a quella misurata 14 anni fa. Il dato arriva dal rover Curiosity della Nasa, che non ha però a bordo strumenti per individuare l'origine del gas. Restano così aperte tutte le ipotesi: da quella più suggestiva del legame con forme di vita alle fonti inorganiche, dovute soprattutto alle reazioni che avvengono nel sottosuolo tra l'acqua e le rocce.


Rappresentazione grafica delle possibili fonti di metano su Marte (fonte: NASA / JPL-Caltech / SAM-GSFC / Univ. of Michigan)

 

Recentemente erano corse sul web le prime notizie sui risultati di Curiosity e adesso la Nasa ha annunciato che uno degli strumenti del rover, lo spettrometro Sam (Sample Analysis at Mars) ha rilevato nell'atmosfera marziana concentrazioni di metano pari a 21 parti per miliardo di unità di volume. Si tratta di un valore doppio rispetto a quello rilevato nel 2005 dallo strumento dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) Pfs (Planetary Fourier Spectrometer), a bordo della sonda Mars Express dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Il nuovo dato "è un'ulteriore conferma della presenza del metano nell'atmosfera di Marte e in quantità più significative rispetto a quelle rilevate in passato", osserva Enrico Flamini, docente di Esplorazione del Sistema Solare dell'Università 'Gabriele D'Annunzio' di Pescara ed ex coordinatore scientifico dell'Asi.

"E' vero che se si parla di metano si pensa alla vita, ma le cose non sono affatto così automatiche: quello che vediamo - aggiunge - è il prodotto finale di un processo che può essere di tipo biologico oppure geologico. Sicuramente per collegarlo alla vita serviranno altre misure". L'unica risposta è andare a cercare eventuali forme di vita sul pianeta rosso, proprio come farà la missione ExoMars 2020, organizzata dall'Esa e dall'agenzia spaziale russa Roscosmos, scavando fino a due metri di profondità grazie alla trivella italiana costruita dal gruppo Leonardo. "Se la missione dovesse trovare tracce di batteri, potrebbero essere questi la fonte del metano".

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