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Antartide, il vento ‘motore’ dei cambiamenti del ghiaccio marino

I fortissimi venti che in Antartide soffiano dall’interno del continente verso la costa sono il motore delle oscillazioni del ghiaccio marino che costituisce la banchisa e che varia con le stagioni, influenzando il clima. Lo ha scoperto la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications e condotta nell’ambito dei progetti internazionali Holoclip e Taldice. E’ un risultato nel quale l’Italia ha un ruolo di primo piano, con il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), realizzato da Enea e Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr) e con le università di Trieste, Siena, Ca’ Foscari di Venezia e Pisa.

Soprattutto per la prima volta si è riusciti a mettere insieme informazioni provenienti da carote di ghiaccio, sedimenti marini e fossili di pinguini ed elefanti marini, permettendo di ricostruire le condizioni del ghiaccio marino nel mare di Ross e mettendo in evidenza l’influenza del vento come motore del clima ed il suo impatto sulla ecologia della fauna marina, ha rilevato il glaciologo Massimo Frezzotti, dell’Enea.

E’ noto da tempo che le variazioni stagionali del ghiaccio marino giocano un ruolo fondamentale sul clima e sull’ecosistema marino antartico, ma finora i meccanismi che le controllavano erano poco noti. La ricerca ha permesso di ricostruirne l’andamento negli ultimi 10.000 anni e, insieme a esso, la presenza dei pinguini e degli elefanti marini nel Mare antartico di Ross. “Il nostro studio – ha detto ancora Frezzotti - ha messo in evidenza come i venti che spirano in Antartide abbiano un ruolo fondamentale, analogo (se non addirittura superiore) a quello delle temperature e delle precipitazioni, nel guidare il clima e nel condizionare gli ecosistemi polari”.

Lo studioso è convinto che, per simulare i cambiamenti climatici in Antartide indotti dall’utilizzo dei combustibili fossili, sia necessario avere a disposizione modelli del clima in grado di riprodurre la forza e la persistenza dei venti negli ultimi millenni. Le banche dati naturali cui attingono i modelli sono le carote di ghiaccio e di sedimenti marini prelevate in Antartide dai progetti internazionali per lo studio del clima, ha osservato la paleoclimatologa Barbara Stenni, dell’Università Ca’ Foscari.

“La variabilità dell’estensione e della persistenza del ghiaccio marino ha condizionato nel tempo l’evoluzione delle aree costiere e l’accessibilità alle spiagge, offrendo agli elefanti marini e ai pinguini di Adelia diverse opportunità di colonizzare le coste del Mare di Ross, condizionandone anche la dieta”, spiegano Carlo Baroni e Maria Cristina Salvatore, del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr (Igg-Cnr).

Anche l’analisi dei sedimenti marini ha dato un contributo di primo piano: “grazie alle diatomee, alghe silicee che dominano nei freddi mari antartici, si è potuto capire che l’ambiente marino, dalla colonna d’acqua ai sottostanti sedimenti, ha risposto alle variazioni dell’estensione dei ghiacci ed in ultima analisi alle variazioni climatiche negli ultimi 10.000 anni”, hanno Ester Colizza e Romana Melis, del dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’università di Trieste.

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