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Obesità, un bersaglio 'insospettabile' per combatterla

Una proteina braccio destro di insospettabili cellule immunitarie si prepara a diventare il nuovo bersaglio per combattere l'obesità. La sua scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Medicine, conferma il legame sospettato da tempo tra il sistema nervoso e quello specializzato nelle difese dell'organismo. A individuarla è stato il gruppo dell'Istituto scientifico portoghese Gulbenkian (Igc) coordinato da Ana Domingos.

Il punto di partenza sono state le cellule immunitarie chiamate macrofagi, ossia i globuli bianchi che scatenano le infiammazioni. Da qualche tempo si sospettava che avessero a che fare con l'infiammazione del tessuto adiposo che si manifesta nelle persone obese, ma si ignorava il meccanismo con cui si stabiliva questo legame..

Adesso il gruppo di ricerca portoghese ha scoperto che si tratta in realtà di un legame a tre. Secondo un meccanismo osservato nei topi e che sembra avere un analogo nell'uomo, i macrofagi sono in diretto contatto con le cellule nervose e le attivano perché entrino in azione per ridurre la massa grassa rilasciando la noradrenalina, il neurotrasmettitore che provoca la distruzione delle cellule del tessuto adiposo..

Tuttavia questo meccanismo si blocca quando le cellule nervose del sistema simpatico entrano in contatto con i macrofagi chiamati Sam (acronimo dall'inglese sympathetic neuron-associated macrophages), specializzato nell'eliminare la noradrenalina. .

L'arma di cui si servono le cellule Sam, particolarmente abbondanti nei topo obesi, è la la proteina chiamata Slc6a2, specializzata nel trasportare la noradrenalina e presente solo su queste cellule immunitarie. E' questa proteina, allora, a diventare il nuovo bersaglio di futuri farmaci anti-obesità: è sufficiente bloccarne l'azione per provocare la distruzione dei grassi, bruciare più energia e favorire la perdita di peso.

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