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Appello alla Ue per raddoppiare gli investimenti per la ricerca

L'Ue deve raddoppiare i fondi del bilancio Ue che destina a ricerca e innovazione, e investire almeno 120 miliardi di euro nel prossimo quadro finanziario post Brexit dopo il 2020. E' quanto emerge dal rapporto del gruppo Ue di alto livello presieduto dall'ex commissario e direttore dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), Pascal Lamy, secondo cui si tratta del "miglior investimento che l'Ue possa fare" mentre "ridurne il livello complessivo sarebbe un errore". Per Lamy, inoltre, dopo la Brexit bisognerà stringere con la Gran Bretagna un accordo di cooperazione come quello che esiste oggi con la Svizzera.

"Qualsiasi cosa al di sotto" di 120 miliardi (al momento sono solo 60 su 7 anni), "interromperebbe lo slancio e metterebbe in questione l'impegno dell'Ue di produrre risultati sulle priorità che si è data" nella dichiarazione di Roma sul futuro dell'Europa, si afferma nel documento. "Ora solo l'8% del bilancio Ue va alla ricerca, non credo sia abbastanza, è qualcosa per cui essere tristi", ha concordato il commissario responsabile Carlos Moedas, avvertendo che se le cifre non aumenteranno "significa che l'Ue avrà problemi in futuro" con i suoi competitor come Usa, Giappone, Corea del Sud e Cina.

Al momento, infatti l'attuale programma destinato a ricerca e innovazione, Horizon 2020, arriva a finanziare solo 1 progetto ad alta qualità su 4 a causa della mancanza di risorse. Nel prossimo bilancio Ue, il rapporto suggerisce che si deve arrivare a sostenere "almeno il 30%" di questi progetti. Inoltre, avvertono gli esperti, i finanziamenti devono essere "separati" e "ulteriori" rispetto a quelli che l'Ue intende assegnare per la ricerca nel settore della difesa comune.

E' per questo "essenziale" nonché "un forte segnale al resto del mondo" che l'Europa si impegni per raggiungere davvero il target del 3% di pil in ricerca entro il 2020, per cui il rapporto stima un buco di risorse tra pubblico e privato di 150 miliardi di euro l'anno, soprattutto per la mancanza di investimenti privati.

"Per i nostri calcoli", ha spiegato Lamy, dopo la Brexit "partiamo dall'assunto che verrà trovato un accordo con il Regno Unito sulla cooperazione nella ricerca simile a quello che l'Ue ha con la Svizzera o la Norvegia, Paesi non-Ue che partecipano" ai programmi europei "con modalità di finanziamento diverse da quelle del bilancio Ue" ma simili nella logica di funzionamento.

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