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Lotta ai tumori, ancora troppe le diversità tra le regioni

Ancora troppe differenze tra le Regioni segnano in Italia la lotta ai tumori, con il Sud che 'arranca' soprattutto in relazione alla bassa adesione agli screening oncologici. Alla vigilia della Giornata mondiale contro il cancro, che si celebra il 4 febbraio, l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) scatta la fotografia dell'assistenza nel nostro Paese, mentre il ministro della Salute Orazio Schillaci annuncia misure a favore della prevenzione già a partire dai banchi di scuola e sottolinea la necessità di garantire una presa in carico a "360 gradi" a tutti i pazienti, che in Italia superano quota 3,6 milioni.

"Nel 2021 - afferma Francesco Perrone, presidente eletto Aiom, in occasione del convegno 'Close the Care Gap', ovvero 'Colma il divario delle cure', al Senato - si è osservato un ritorno ai dati pre-pandemici per quanto riguarda la copertura dei programmi di prevenzione secondaria. Ma non basta, perché restano ancora troppe differenze regionali. In particolare, nel 2021, al Nord i valori di copertura della mammografia hanno raggiunto il 63% rispetto al 23% al Sud. Per lo screening colorettale (ricerca del sangue occulto nelle feci) il dato è del 45% rispetto al 10%. Nello screening cervicale, al 41% delle Regioni settentrionali fa da contraltare il 22% di quelle meridionali".

Il divario Nord-Sud era già evidente prima della pandemia, ma molte Regioni meridionali, avverte, "non sono ancora riuscite a recuperare i ritardi accumulati durante l'emergenza sanitaria. È necessario un impegno straordinario per migliorare i livelli di adesione in queste aree". E proprio per colmare il divario territoriale, l'Aiom ha annunciato il prossimo lancio di una grande campagna di sensibilizzazione rivolta alle Regioni del Sud, con spot, opuscoli e iniziative. A pesare, però, è anche il fattore socio-economico: a fronte di 18 mln di nuovi casi e 10 mln di morti ogni anno nel mondo per cancro, in Europa il 32% dei decessi per tumore è associato a povertà e bassa istruzione.

Queste disparità sono meno evidenti nei Paesi con sistemi sanitari universalistici come il nostro, in grado di garantire le cure a tutti. L'Italia, però, sconta appunto una forte diseguaglianza sul territorio e al contempo, denunciano gli oncologi, anche un eccesso di burocrazia: il 50% del tempo di ogni visita oncologica è assorbito da adempimenti burocratici e per questo gli specialisti chiedono di assumere più personale. Ma la vera svolta è rappresentata dalla prevenzione. Nel 2022, in Italia, afferma il presidente Aiom Saverio Cinieri, "sono stati stimati 390.700 nuovi casi di cancro. Il 40% può essere però evitato agendo su fattori di rischio. In particolare, il fumo è il principale fattore di rischio, associato all'insorgenza di circa un tumore su tre e a ben 17 tipi di neoplasia".

La prevenzione è l'arma vincente anche secondo il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, ed il ministro Schillaci. Il cancro, ha detto Schillaci, "è la patologia cronica potenzialmente più prevenibile e oggi anche più curabile. Intervenire sui principali fattori di rischio, come fumo, alimentazione scorretta e inattività fisica, è infatti la strategia di promozione della salute più efficiente a lungo termine: possiamo evitare il 50% delle morti per tumore". Per questo, ha annunciato, "stiamo predisponendo iniziative dirette a promuovere la cultura della prevenzione a partire dalle scuole elementari, per incoraggiare l'adozione di stili di vita sani. E con lo stesso intento stiamo definendo un aggiornamento della normativa sul fumo". (ANSA).
   

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