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Da innovazione a ricerca, le sfide per l'Italia nel 2023

Dalla difficoltà di accesso alle terapie innovative al freno alla ricerca scientifica causato dal mancato recepimento del regolamento europeo sulle sperimentazioni cliniche, fino all'informazione scientifica che dovrebbe migliorare nei cittadini. A fare il punto sulle sfide da affrontare in vista del nuovo anno, è stato il convegno "Salute e sanità: Le sfide per l’Italia nello scenario globale, promosso dalla Fondazione Mesit, e sostenuto dalle Università di Tor Vergata, di Roma Tre e da Crispel. La pandemia ha messo in evidenza criticità della sanità che pretendono riforme non più rinviabili. Una di queste, ha detto Marco Trabucco Aurilio, presidente della Fondazione Mesit, "è l'accesso a innovazioni terapeutiche che sono in grado di modificare la prognosi e la cura di molte patologie dai tumori alla sclerosi multipla. Ma in Italia il primo ostacolo dei cittadini ad accedervi è la burocrazia, che non è al passo con l'innovazione".

Molte le sfide da affrontare nel post pandemia, ha sottolineato Guerino Massimo Oscar Fares, professore di diritto della Salute all’Università degli Studi di Roma Tre. "Il mancato accesso alle innovazioni in modo uguale da parte di tutti i cittadini, le liste d'attesa cresciute ulteriormente con l'emergenza Covid, il problema della carenza di personale sanitario nella sanità pubblica. E ancora la lotta all'antibiotico resistenza. Per vincerle è necessario aumentare il finanziamento della sanità e portarlo ai livello di altri grandi paesi europei". Le risorse per la sanità, anche in vista degli investimenti futuri che verranno introdotti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, conferma Francesco Saverio Mennini, presidente Società Italiana Health Technology Assessment (Sitha), "vanno adeguate al fabbisogno, perché quelle che oggi abbiamo non sono sufficienti a risolvere problemi che spesso hanno radici lontane". Tra questi, un accesso alle cure troppo diverso da regione a regione, anche per quelle oncologiche.

Il nostro Paese è al primo posto come produttore di farmaci davanti alla Germania. Tuttavia, anche su questo fronte ci sono oggi dei problemi da risolvere per non perdere questa posizione.

"L'aumento del costo delle materie prime e dei prezzi dell'energia sta costituendo un freno. Ma soprattutto vanno superate alcune misure che regolano la spesa farmaceutica pubblica, come il payback che penalizza fortemente la competitività del settore rispetto all'industria europea", ha sottolineato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria. Allo stesso tempo, il nostro Paese, ha aggiunto Guido Rasi, già direttore dell'Agenzia europea dei medicinali e dell'Agenzia italiana del farmaco, "sconta la mancata approvazione del regolamento europeo sulle sperimentazioni cliniche, ormai diventata cogente perché ostacola la nostra partecipazione a ricerche scientifiche internazionali".

La sfida digitale e l'utilizzo dei dati per il settore della Salute saranno centrali per la sanità del futuro. "La medicina digitale significa molte cose, come telemedicina, farmaci digitali, algoritmi curativi - ha detto Andrea Grignolio, docente di Storia della Medicina e Bioetica all'ospedale Vita e Salute San Raffaele di Milano - la sua implementazione è facilitata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma è possibile solo se nella popolazione c'è informazione. Perché se manca l'alfabetizzazione sanitaria e scientifica, le innovazioni non riescono a prendere e diminuisce anche l'aderenza alle terapie prescritte dal medico". "La conseguenza del ritardo all'accesso a terapie e a prestazioni sanitarie - ha precisato Mennini - direttore del Ceis di Tor Vergata - è che i cittadini sono spesso costretti a migrazioni regionali per poter esercitare un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Flussi di mobilità si verificano soprattutto dal Sud verso il Nord del Paese".

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