Il trapianto di capelli è soluzione alla calvizie? A questa domanda, il dottor Mauro Conti, direttore scientifico di HairClinic Bio Medical group, da una risposta chiara: "È come voler costruire una casa senza delle fondamenta stabili". Il medico spiega: Data la complessità della calvizie di ogni singolo paziente, se non si agisce in modo inclusivo, il trapianto non potrà mantenere risultati duraturi e densi che il paziente ha ottenuto dopo l'intervento. Si tratta di coprire il problema estetico senza mirare alle reali cause della perdita di capelli, una sorta di "camuffamento" del diradamento. Lapproccio chirurgico, suggerisce la clinica, deve essere eseguito su una base di salute di cute e follicoli: solo dopo aver bloccato linvecchiamento cellulare precoce, liberato lambiente dallinfiammazione, e affrontato le cause che generano la calvizie, si dovrebbe intervenire con un trapianto. La causa madre della perdita di capelli, ricorda Conti, è linfiammazione silente, acuta o cronica, dei tessuti: si chiama Prostaglandina D2 e agisce su tutto lambiente follicolare, anche sui follicoli trapiantati. Levoluzione della calvizie poi è dovuta ad una moltitudine di concause personali che rendono ogni patologica unica e diversa dalle altre. Per questo motivo, secondo Conti, è necessario intervenire con un protocollo di medicina rigenerativa inclusiva: Un approccio non chirurgico che permette di agire in modo specifico su ogni tipo di calvizie, spegnendo lo stato infiammatorio cronico e inducendo alla rigenerazione follicolare autologa. Una strategia dazione completa che, in molti casi, può evitare lesecuzione di un trapianto. Il protocollo si sviluppa in cinque fasi, concentrate in una singola sessione non chirurgica della durata di circa due ore e mezza, che sfruttano lalternanza di oltre sedici tecnologie apposite. Soltanto con lapproccio multidisciplinare, sottolinea Conti, si può ottenere un risultato clinico stabile e duraturo.
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