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Giornata Epatiti, riduzione trattamenti del 90% con lockdown

Martedì 28 luglio si celebra la Giornata mondiale delle Epatiti promossa dall'Oms, occasione per la ripresa dei trattamenti e la spinta a guardare oltre la Covid-19 che con il lockdown ha provocato una riduzione di oltre il 90%dei trattamenti.
    "Riprendere il processo di eradicazione dell'epatite C significa non solo riprendere l'attività di assistenza, ma anche l'impegno volto a favorire l'emersione del sommerso e la veicolazione al trattamento delle persone con infezione attiva da HCV - sottolinea Massimo Galli professore di infettivologia a Milano - Dopo una riduzione di oltre il 90% durante il lockdown, i trattamenti stentano ancora a riprendere con il ritmo precedente, nonostante siano passati quasi 3 mesi dal 4 maggio .lnoltre, la stagione estiva non è favorevole a una rapida ripresa: il personale sanitario è molto provato da quanto accaduto in questi mesi e, in previsione anche di un autunno non facile, dovrà pure prendersi una pausa. Bisogna lavorare affinché si riparta in autunno, abbinando anche un'azione incisiva per la ricerca del sommerso".
    Per recuperare l'attenzione sul tema, in occasione della Giornata Mondiale delle Epatiti, istituzioni, società scientifiche, specialisti, associazioni dei pazienti, mondo dell'impresa hanno organizzato una Tavola Rotonda, voluta da Aristea, con il contributo non condizionato di Gilead Sciences, dal titolo "e HCV. Quale ruolo potrà ricoprire l'Italia? Tra cronaca, attualità e aggiornamento, ipotesi e aspettative concrete di politica sanitaria e ricerca", che sarà trasmessa in diretta streaming lunedì 27 luglio dalle 11 alle 13.
    Prima del lockdown, l'Italia aveva discrete possibilità di perseguire l'obiettivo posto dall'Oms di eliminazione dell'Epatite C entro il 2030 - scrive in una nota la Società degli infettivologi Simit - pur avendo già un serio problema, rappresentato dalla riduzione di accessi alla terapia con farmaci ad azione diretta dovuta alla mancata azione per l'emersione del "sommerso", valutato ancora in centinaia di migliaia di persone, a cui si aggiungono i soggetti che, pur consapevoli del loro stato infetto, non hanno ancora potuto o voluto accedere alle terapie. (ANSA).
   

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