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Coronavirus, lo studio che previde la pandemia

Un servizio della Rai del 2015 è oggi diventato virale in pochi minuti. E' l'edizione del Tg Leonardo del 16 novembre di cinque anni, Daniele Cerrato e Maurizio Menicucci si occupano di uno studio su come il virus della Sars, un corona virus molto simile al Covid-19, se trasmesso all'uomo attraverso i pipistrelli avrebbe potuto dare vita a una pandemia globale. E' esattamente, stando a quanto si è ricostruito in questi mesi, quanto capitato al mercato di Wuhan, dove venivano venduti e macellati per essere mangiati dall'uomo, dei pipistrelli. "SARS-like cluster of circulating bat coronavirus pose threat for human emergence", è il titolo dello studio del 2015 oggetto del servizio del Tg Leonardo, e che non pare avere rapporti diretti con il Covid19. Un'analisi di quello studio va comunque fatta, perché contiene molti elementi interessanti. Intanto il livello accademico era alto, furono coinvolte università americane come Harvard, vari enti pubblici statunitensi che lo approvarono, l'Istituto di ricerca in biomedicina di Bellizona in Svizzera, e l'Accademia delle scienze cinese, che ha sede proprio a Wuhan.

L'abstract, che racconta in breve lo scopo e l'esito della ricerca è chiaro: "L'emergere della sindrome respiratoria acuta grave per il Coronavirus (SARS-CoV) la e sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV), evidenziano la minaccia di eventi di trasmissione tra specie animali che possano portare a focolai nell'uomo". Lo studio, esaminiamo il potenziale della malattia per i CoV simili alla SARS che circolavano all'epoca nelle popolazioni di pipistrelli cinesi, e utilizzando un clone infettivo della Sars, dimostrò in vitro che i virus potevano "replicarsi efficacemente nelle cellule primarie delle vie respiratorie umane". Inoltre, gli esperimenti dimostrarono la replicazione del virus anche in vivo, nei polmoni di alcuni topi. Contro questa chimera, come viene definita, le modalità immunoterapiche e profilattiche basate sulla Sars, "hanno rivelato scarsa efficacia, entrambi gli approcci con anticorpo monoclonale e vaccino non sono riusciti a neutralizzare e proteggere la cavia".

Quindi, l'esperimento dimostrò 5 anni fa, come la replicazione virale di questa chimera fosse robusta sia in vitro che in vivo, ma soprattutto "un continuo rischio di riemergenza della Sars-CoV, tramite i virus attualmente circolanti nelle popolazioni di pipistrelli". Partendo da questi dati, 5 anni fa, si sottolineava come "possano essere prodotti programmi di sorveglianza, reagenti diagnostici e trattamenti efficaci per proteggere dall'emergenza di CoV (Coronavirus)". Inoltre l'approccio legato alla trasmissione attraverso i pipistrelli, "deve essere preso in considerazione". Anche perché, ammettono i ricercatori, "dalla creazione di questo virus chimerico, non ci si aspettava che aumentasse la patogenicità", ovvero la possibilità di essere trasmesso. Indicazioni che in Cina sono rimaste lettera morta, i pipistrelli sono rimasti in vendita nei mercati per essere mangiati o utilizzati come ingredienti per medicine, forse un divieto basato su questo studio, avrebbe evitato preventivamente la pandemia di oggi.

(ITALPRESS).

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