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La sfida della pandemia per i professionisti dell’emergenza

I professionisti che decidono di lavorare nell’emergenza sanno bene che lavoreranno in un regime di indeterminatezza, che il loro “pane quotidiano” sarà la responsabilità di prendere decisioni rapide in un clima di variabile incertezza. "Solo fino a pochi giorni fa questa considerazione era semplicemente logica, ma oggi i nostri professionisti si trovano di fronte ad una situazione totalmente nuova che, soprattutto per le dimensioni numeriche, non può che destare preoccupazione. È una pandemia, una sfida sconosciuta". Lo sottolineano in una nota congiunta i presidenti delle società scientifiche dell'Emergenza, Urgenza e Area Critica: Roberto Romano (Siiet), Salvatore Manca (Simeu), Maria Luisa Ralli (Cosmeu), Ciro Paolillo (Acemc), Mario Costa (Siems), Flavia Petrini (Siaarti), Alessandro Vergallo (Aaroi-Emac), Silvia Scelsi (Aniarti).
"In questa stagione di guerra sanitaria, i nostri professionisti sono davvero in prima linea a 'tempo indeterminato' - prosegue -. Lo spazio che concedono a loro stessi per un breve riposo, tornando nelle proprie case dai loro cari, è uno spazio non sereno, carico di timori, paure, ansie per il rischio salute dei propri famigliari e per il peso del quale si sono caricati durante le stressanti ore di lavoro".
Le società scientifiche si sono chieste quale ruolo possono avere a supporto della gestione di queste emozioni spesso tanto contrastanti. "La risposta che ci siamo dati è: trarre la nostra forza dal rispetto del sapere, del consolidato, della Scienza, un ambito che ci è proprio, utile, possibile - spiegano i presidenti -. Le nostre Società Scientifiche hanno il dovere di riaffermare il ruolo della Scienza e lo devono fare soprattutto nei momenti di crisi emergenziale e nelle catastrofi. In queste circostanze, per far fronte alla contingenza, dobbiamo fare enormi sforzi psichici e fisici e, per non sentirci perduti, non possiamo che basarci su quello che dai tempi immemori è la maturazione dell’esperienza, la Scienza. La dobbiamo applicare soprattutto negli ambiti della protezione personale attraverso i comportamenti, le buone pratiche ed il corretto uso dei dispositivi di protezione individuale in base alla situazione nella quale ci si trova. Le cronache viaggiano molto veloci e le notizie ci travolgono. La comunicazione è rapidissima, la sensazione è che a volte lo sia molto più del nostro senso e della nostra capacità di comprensione".
"La nostra opinione è che le Società Scientifiche debbono continuare a prendersi il tempo minimo di elaborazione per ribadire con coscienza il rispetto delle più rigorose linee guida in materia di protezione, come base unica sulla quale operare scelte, anche nei momenti di maggiore richiesta di rapidità e contingenza - prosegue la nota congiunta -. Le decisioni non dovranno essere basate su criteri di riduzione piegando la Scienza alla contingenza o alla richiesta di velocità che è propria della comunicazione contemporanea. Il criterio della scelta si basa su molteplici aspetti, ma deve essere sempre e soprattutto basata sulle evidenze e su quanto di meglio la conoscenza possa offrire. Questo è il contributo che le Società Scientifiche possono offrire alla popolazione e alla tranquillità dei professionisti sanitari. Questo è quanto, come minimo, pretendiamo da chi oggi è chiamato a operare scelte. E ora che la nostra comunità è disorientata e confusa il nostro primo dovere è quello di mantenere la calma e applicare le conoscenze maturate.
Lo dobbiamo a chi è più fragile di noi".
(ITALPRESS).

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