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Ironia e voglia di informazioni, così il web reagisce al coronavirus

Ironia, sarcasmo ma anche, nella maggioranza casi, un no ad ogni forma di discriminazione di persone di origine cinese. Così il web reagisce alla notizia dei primi due casi di coronavirus accertati in Italia. #Coronavirus è uno dei trend topic, cioè degli argomenti di tendenza, su Twitter. Molti si preoccupano del fatto che la coppia colpita sia stata in giro in diverse città italiane, c'è anche chi si dice convinto che le emergenze vere siano altre, come ad esempio i femminicidi.

E chi ironizza sul fatto che in diversi si lascino andare a spiegazioni di carattere scientifico pur non avendone le competenze ("Impressionante la quantità di immunologi qui sui social. Università della strada batte Harvard" scrive un utente). Tanti ribadiscono il loro no a discriminazioni delle persone di origine cinese. Uno per tutti l'utente Domenico, che scrive "Ho letto di bambini cinesi, residenti in Italia, che non possono andare a scuola perché le mamme dei bambini italiani hanno paura riguardo il coronavirus e che alcuni cinesi hanno subìto atti di scherno. Certi italiani mi fanno vergognare, che ignoranza".

Sul coronavirus interviene anche Lapo Elkann. "Sono sicuro - twitta - che i nostri medici sapranno affrontarlo. Spesso le risorse sono limitate, ma quello che contraddistingue i nostri infermieri, medici, operatori è l'amore che hanno per i pazienti. Un abbraccio al team dello Spallanzani di Roma in prima linea su questa sfida". Dai profili Twitter degli studiosi arrivano invece aggiornamenti e chiavi di lettura utili.

"Cambia tutto e non cambia niente - è il commento del virologo Roberto Burioni - però entro due settimane sapremo quanto è stata efficace la nostra organizzazione volta a impedire i contagi". Mentre Walter Ricciardi, già presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, fa presente che "ogni ricerca fatta in inglese nel mondo su Twitter porta al sito dove il Ministero della Salute UK da informazioni chiare ed affidabili, l'Italia e gli altri Paesi europei dovrebbero fare lo stesso, oggi l'informazione efficace è digitale". 

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