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Chiesi, 350 milioni per il primo inalatore spray rispettoso dell'ambiente

Un investimento di 350 milioni di euro per il primo inalatore spray con ridotto impatto ambientale per asma e BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). Lo ha annunciato il Gruppo internazionale Chiesi alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP25). Il piano dell'azienda è di lanciare sul mercato questo nuovo inalatore spray (pressurized metered dose inhaler - pMDI), innovativo e maggiormente rispettoso dell'ambiente, entro la fine del 2025.

Il Gruppo Chiesi, si legge in una nota, "a giugno di quest'anno ha ricevuto la certificazione B CorpTM per la trasparenza e la responsabilità sociale e ambientale, lo scorso settembre si è impegnato a raggiungere emissioni zero entro il 2035, ed oggi è la prima azienda del settore farmaceutico ad annunciare una soluzione per affrontare le emissioni di diossido di carbonio degli inalatori spray salvaguardando le opzioni terapeutiche necessarie per i pazienti". Queste nuove formulazioni ridurranno del 90% la carbon footprint degli inalatori spray. Nell'ambito di questo piano, Chiesi ha annunciato un accordo commerciale multimilionario per la fornitura di HFA 152a (1,1-difluoroetano) da parte del principale produttore di propellenti ad uso medico Koura. Questo nuovo propellente ridurrà al minimo la carbon footprint dei pMDI, fino al livello degli inalatori a polvere secca (DPI).

Ad oggi Chiesi ha già investito circa 50 milioni di euro in impianti di produzione per la nuova formulazione e collaborerà con Koura per finalizzare il pacchetto di tossicologia richiesto dalle agenzie regolatorie mondiali, prima di entrare nella fase successiva dei test clinici, obbligatori per qualsiasi nuovo farmaco. "Riteniamo - ha dichiarato Ugo Di Francesco, amministratore delegato DEL Gruppo Chiesi - che la salvaguardia della salute dei pazienti e quella dell'ambiente non dovrebbero essere il frutto di un compromesso. Siamo orgogliosi di fornire inalatori sia pMDI che DPI e di aver intrapreso azioni decisive e ambiziose per permettere ai pazienti di poter continuare anche in futuro a scegliere l'inalatore più adatto alle proprie esigenze, al tempo stesso innovando al fine di trovare la soluzione più rispettosa dell'ambiente al momento disponibile.

La sostituzione del trattamento terapeutico per motivi non clinici potrebbe potenzialmente avere un impatto negativo sulla salute dei pazienti, oltre a richiedere un ulteriore impegno economico. Non possiamo permettere che messaggi allarmanti, che pongono l'onere della responsabilità ambientale sui pazienti, danneggino il trattamento dell'asma e della BPCO. Di fronte a una crisi climatica globale, dobbiamo tutti condividere l'onere dell'azione. Per questo auspico che altri si uniscano a noi in questo percorso".
   

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