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Diabete: alleanza Italia-Usa contro l'inerzia terapeutica

Si chiama "inerzia terapeutica", ed è il ritardo con cui ogni paziente con diabete di tipo 2 ha accesso alla cura migliore per il proprio caso particolare. Una "rincorsa" che non riguarda solo la prima terapia, ma anche la ricerca della cura più appropriata quando il trattamento che sta facendo non è più efficace. E mentre la terapia non fa effetto, la malattia progredisce in silenzio. Per questo motivo l'Associazione medici diabetologi (Amd) e l'American diabetes association (Ada) hanno unito gli sforzi e avviato una partnership, presentata oggi a Padova in occasione del 22esimo Congresso nazionale di Amd. Per Domenico Mannino, presidente di Amd, si tratta dell'inizio "di una collaborazione con i colleghi d'oltreoceano volta proprio a ridurre gli effetti dell'inerzia terapeutica".

    "L'incapacità di stabilire obiettivi terapeutici per i pazienti con diabete mellito di tipo 2 e di intensificare il trattamento per raggiungere tali obiettivi è causa di complicanze sostanziali, ma prevenibili, del diabete e di un eccesso di costi - dice Robert H. Eckel, presidente Medicine & Science di Ada - A originare quest'inerzia sono fattori molteplici che includono i pazienti, noi medici, ma anche decisori e sistemi sanitari. Il problema è tale da rendere necessario uno sforzo 'globale'".

    La collaborazione scientifica sarà legata a diversi fattori: dai programmi formativi, all'individuazione di nuovi indicatori per la misurazione dell'inerzia, fino al patrimonio di dati che ha l'associazione italiana. Paolo Di Bartolo, vicepresidente di Amd, dice che "gli Annali di Amd, che da più di 10 anni misurano la qualità dell'assistenza, hanno generato un tale patrimonio di dati riguardanti anche l'inerzia terapeutica, da attrarre l'interesse dell'American diabetes association, che su questo fronte ha deciso di accettare la collaborazione con la diabetologia italiana".

"Si stima che in Italia ogni paziente con diabete, nell'arco della sua storia di malattia (che può durare 30-40 anni) ne perda circa il 10%, quindi 3-4, in condizioni di inerzia clinica, con glicemia alta, quando esistono invece opzioni terapeutiche che gli consentirebbero di raggiungere un buon controllo metabolico", sottolinea Domenico Cucinotta, coordinatore del comitato scientifico Amd.
   

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