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Aids: per combattere Hiv parlare a giovani senza tabù

Per ridurre i rischi di diffusione dell'Hiv e una maggiore consapevolezza è "necessario che le politiche sociali ed educative dei giovani siano con informazioni chiare, libere da pregiudizi e da moralismi sulla sessualità e su come viverla in modo meno rischioso possibile". Lo ha detto Lorenzo Badia dirigente medico del reparto Malattie infettive dell'Ospedale Universitario di Bologna a margine della presentazione della mostra di Gilead Sciences 'Together we can stop the vitus', al Base di Milano.

Secondo quanto definito dal programma United Nations Programme on HIV/AIDS, inoltre, la soppressione del virus deve passare dal raggiungimento di tre 'target 90,' ossia: il 90% delle persone affette devono essere diagnosticate; il 90% delle persone affette devono iniziare il trattamento corretto e infine il 90% delle persone sotto trattamento non deve avere tracce riscontrabili del virus nel sangue. "In Italia oggi sono circa 130mila persone le persone con Hiv, di cui 90mila sono in carico nei tanti centri in Italia" con "dati di soppressione virologica, cioè di successo della terapia, ben superiori al 90%". In totale siamo "al di sotto del 90% di persone diagnosticate", ha spiegato Badia, e questo è il "grande scoglio da superare ora". "Gli sforzi della comunità scientifica si devono concentrare sulla diffusione del test, che dovrebbero fare tutti quelli che hanno una vita sessuale, e sulla prevenzione", ha aggiunto. Oggi "è ancora difficile parlare di questo tipo di prevenzione perché è un tema legato al sesso - ha aggiunto Badia -: ci sono molti tabù, ma credo che la chiave sia parlare con i giovani con più tranquillità della sessualità e in modo responsabile. Fare questo significa anche ridurre il rischio e delle nuove diagnosi", ha concluso.

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