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Il 20 ottobre giornata del malato reumatico, con passaggio a farmaci biosimilari effetti collaterali in 20% pazienti

In Italia i malati reumatici sono 5 milioni. Tra i problemi da risolvere quelli legati a diagnosi tardive, lunghe liste di attesa, disomogeneità delle cure, più accessibili al Nord e difficili al Sud, e imposizioni di un passaggio 'obbligato' da un farmaco brand a un biosimilare perché meno caro, con l'aggravante che dal cambio terapeutico il 16-20% dei pazienti sviluppa effetti collaterali.

In occasione della giornata mondiale del malato reumatico, il 20 ottobre, Anmar, Associazione nazionale malati reumatici, rimette al centro questi temi e offre screening e consulenze gratuiti a Roma, in piazza San Silvestro. I controlli hanno come obiettivo una diagnosi precoce di malattie come osteoporosi, fenomeno di Raynaud e sclerodermia, artrite reumatoide e artrite idiopatica giovanile, artrosi, spondiloartrite. L'appello di reumatologi e pazienti sarà tornare a dare una maggiore attenzione all'individualizzazione della cura.

 "Come associazione pazienti - spiega Silvia Tonolo, presidente Anmar - chiediamo che la Conferenza Stato-Regioni prenda atto della situazione. Si hanno a disposizione strumenti per curare al meglio, ma si è limitati nell'adeguatezza della scelta terapeutica da imposizioni che 'cadono dall'alto'. Affronteremo la questione cercando soluzioni condivise".

"I biosimilari, copie di farmaci già esistenti - spiega Mauro Galeazzi, past president della Società Italiana di Reumatologia - hanno il vantaggio di avere un minor costo. 'Obbligatoriamente' per le normative vigenti devono essere somministrati nonostante vi sia evidenza che circa il 16-20% a causa del passaggio dal farmaco brand al biosimilare, può sviluppare effetti indesiderati. È questa la ragione 'clinica'per cui i reumatologi sono contrari alla sostituzione".
 
   

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