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Aurora, in reparto sono diventata la 'ragazza dei foulard'

 (di Livia Parisi)

 "Ho imparato a realizzare acconciature con i foulard mentre facevo la chemioterapia. Oggi insegno alle pazienti oncologiche come sceglierli e come indossarli, per aiutarle a prendersi cura della loro bellezza".
    Nel reparto di Oncologia di Gela Aurora è per tutti la 'ragazza dei foulard' e oggi, dopo aver superato un linfoma non-Hodgkin all'utero, continua a dedicarsi a quest'arte, appresa per necessità durante la malattia.
    A gennaio del 2014, quando aveva 41 anni, a causa di un persistente dolore al fianco sinistro, Aurora inizia una serie di visite mediche. Inizialmente si sospetta un problema al rene, poi, dopo una serie di esami le viene diagnosticata una neoplasia all'utero, non operabile e che non lasciava speranze.
    "Ero incredula e molto arrabbiata, non mi capacitavo di come fosse possibile: non ero mai stata male e non potevo credere a una diagnosi così malvagia. Il mio pensiero correva alla mia famiglia, e soprattutto ai miei tre figli: non potevo accettarlo". Per un secondo parere, Aurora si rivolge quindi al Reparto di oncologia dell'ospedale di Gela. Dopo ulteriori esami, dal risultato della PET emerge che sì, il tumore c'era ma poteva essere operata. "Feci 5 biopsie ma non si riusciva a capire che tipo di tumore fosse, poi il 26 marzo ebbi l'intervento di istero-annessiectomia, che consiste nell'asportazione dell'utero, tube di Falloppio e ovaie.
    Dall'esame istologico emerse che si trattava di un linfoma a grandi cellule B non-Hodgkin, che risponde bene alla chemioterapia. L'ematologo mi avvertì che mi sarebbero caduti i capelli e io risposi che per me era più importante vincere questa battaglia, tanto i capelli sarebbero ricresciuti".
    Seguono 8 cicli di chemioterapia, ogni 14 giorni, per due giorni consecutivi. "Era devastante ma sono stata sempre sostenuta da mio marito e la fiducia che ho visto nei medici mi ha dato la forza. Questo percorso mi ha portato a scoprire parti di me che neanch'io sapevo di avere: emanavo tranquillità, anche se tranquilla non ero, sembravo forte e coraggiosa, anche se in realtà avevo enorme paura". E' in questo periodo che Aurora incontra la Farc&C, un'associazione di volontarie attive in oncologia, attratte dai coloratissimi foulard che indossava dopo la caduta dei capelli. "Durante la mia malattia non ho mai smesso di sentirmi femminile, mi sono sempre truccata, ma aveva escluso l'idea di indossare la parrucca: non mi dovevo nascondere davanti alla malattia e non aveva importanza se la gente mi guardava. Quindi mi divertivo a inventare nuove acconciature. Per tutti, nel reparto, ero diventata 'la ragazza dei foulard': ne avevo tantissimi e molto colorati". Oggi Aurora è entrata nella squadra Farc&C e fa la volontaria nel reparto di Oncologia a Gela. "Provo a spiegare alle pazienti in chemioterapia quanto sia importante non trascurare la cura della propria bellezza e non perdere mai la speranza. Il cancro lascia i suoi segni sul corpo, modificando la visione che si ha di se stessi. Ma i miei occhi - conclude - ancora brillano nel vedere la mia cicatrice e quando parlo della malattia oggi lo faccio con il sorriso sulle labbra".(ANSA).
   

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