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Il mio orgoglio? Ho evitato a tanti bimbi di andare fuori dalla Calabria

In un ospedale ‘di trincea’ del Sud, l’Annunziata di Cosenza, l'orgoglio di provare ogni giorno a evitare quanto più possibile i viaggi 'della speranza' fuori Regione, gli andirivieni per le cure di tanti bambini con problemi renali. 

Teresa Papalia, dirigente di primo livello della struttura semplice di nefrologia pediatrica dell'azienda ospedaliera calabrese, oltre 30 anni fa ha deciso di dedicarsi alla cura dei bambini con patologie o alterazioni delle vie urinarie puntando anche e soprattutto sulla prevenzione. Da allora tanti piccoli provenienti dalla Calabria e dalla vicina Basilicata hanno potuto usufruire delle cure senza per forza dover andare nei centri specialistici di Roma, Torino o Padova. Tra questi, all'incirca una quarantina (numeri che per la nefrologia pediatrica sono significativi) sono stati accompagnati al trapianto, trattati con dialisi peritoneale ed emodialisi.

"Durante i primi anni di lavoro, era il 1984 entrando in sala dialisi - racconta- mi colpì molto che ci fossero dei ragazzini attaccati alle macchine. Compresi che dovevo lavorare perché avessero una vita normale, fatta di gioco e momenti sereni, come quella di tutti i loro coetanei. Per farlo la prima cosa su cui investire era la prevenzione. Quella per bimbi dializzati fu una vera e propria angoscia e nello stesso tempo una sfida: mettersi nelle condizioni di aiutarli".

La passione per la nefrologia pediatrica, così, l'ha portata prima a frequentare un corso di perfezionamento a Napoli, poi a Padova, su incarico dell’Azienda Ospedaliera cosentina, dove c'era un centro specializzato. "Nel reparto diretto allora dalla professoressa Graziella Zacchello, in un ambiente con molta umanità e stimolante - evidenzia - ho cercato di apprendere il più possibile i rudimenti basilari che da nefrologo dell'adulto potessero portarmi a operare anche nel campo della pediatria".
Finito il periodo di “apprendistato”, nel 1994, è nato l'ambulatorio di nefrologia pediatrica, unico in Calabria e punto di riferimento per le patologie ad esordio in età pediatrica, che ha rapporti di collaborazione con i principali centri, in modo particolare (ma non solo) con l'ospedale pediatrico Bambino Gesù, uno di quelli accreditati per i trapianti".

Dal 2004 è nata anche la struttura semplice di nefrologia e dialisi pediatrica.

"Esistono ancora in Calabria – aggiunge Papalia - casi di emigrazione sanitaria, ma nel settore di cui mi occupo sono molto ridotti rispetto agli anni '90. Il centro si è guadagnato il riconoscimento della Società italiana di nefrologia pediatrica. Ed è un orgoglio aver messo in piedi e portare avanti da oltre 20 anni questo servizio: sebbene non sia riuscita ancora a trasformarlo in unità operativa complessa posso dire che l'obiettivo di curare i bambini il più possibile nella propria terra e prevenire l'evoluzione delle patologie nefrologiche è stato raggiunto. Per me è stato importante sentire qualche tempo fa una mamma ringraziarmi perché il suo piccolo arrivato a soli quattro giorni dalla nascita con una malformazione congenita delle vie urinarie e insufficienza renale è stato trattato prima con terapia medica poi con dialisi sempre in Calabria, prima di essere poi trapiantato a sei anni in un altro centro. A Roma mi ha detto di aver scoperto che tante altre famiglie con bimbi con le stesse problematiche del suo erano 'emigrate' dal punto di vista sanitario molto prima e andavano in media ogni 15 giorni nella Capitale per i controlli".
Tanti sono i bellissimi ricordi legati ai piccoli pazienti, a cui ha dovuto fare talvolta da 'scudo' anche dal punto di vista psicologico e di assistenza materiale. Ricordi che come sottolinea Teresa Papalia l'hanno aiutata anche a 'sconfiggere' un lieve scetticismo che almeno nei primi tempi ha accompagnato l'idea di dedicare una struttura per la cura dei reni proprio ai bambini.

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