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Artrite reumatoide, a 30.000 malati negati farmaci biologici

(ANSA) - ROMA, 12 LUG - Oltre ai pazienti con artrite reumatoide già in trattamento con i farmaci biologici, c'è un ulteriore 10% dei pazienti, circa 30.000 persone, che pur potendo trarre vantaggio da questi trattamenti, non accedono alle terapie. Il dato è emerso da uno studio sui pazienti realizzato da Clicon Health, Economics&Outcome Research.
    Nello studio sono stati inclusi tutti pazienti (di un campione di Asl distribuito in tutta Italia) che nel quinquennio 2013-2017 hanno ricevuto una diagnosi di artrite reumatoide individuata tramite le schede di dimissione ospedaliera o dall'archivio delle esenzioni per patologia. Il campione è stato poi sottoposto a un valutazione di potenziale eleggibilità al trattamento con i farmaci biologici (b-DMARDS), ovvero terapie caratterizzate dal fatto che, a differenza degli anti-infiammatori non steroidei e dei corticosteroidi, rallentano l'andamento della malattia, migliorando la funzionalità delle articolazioni e riducendo la disabilità e la mortalità. "Proiettando la valutazione all'intera popolazione nazionale affetta da artrite reumatoide (circa 320 mila pazienti) ed escludendo quelli già in trattamento con i biologici (circa 44.000) - spiega Luca degli Esposti, presidente di Clicon - emerge che il 10% pazienti (cioè circa 30.000 malati) presentano almeno uno dei criteri considerati di eleggibilità al trattamento con i biologici", ovvero terapia fallimentare per 6 mesi con metotrexato, trattamento da almeno 6 mesi con corticosteroide o controindicazione alla terapia con metotrexato. "Il nostro Paese - commenta Luigi Sinigaglia, presidente nazionale della Società Italiana di reumatologia (Sir) - è agli ultimi posti in Europa per utilizzo di queste terapie. La ricerca ne è un ulteriore e autorevole conferma.
    Vanno quanto prima individuate le cause di questo fenomeno per poter così proporre soluzioni concrete". I farmaci biologici "hanno migliorato la qualità di vita delle persone con malattie reumatiche. I biosimilari rappresentano un'ulteriore opportunità per i pazienti, a patto che sia solo lo specialista a optare per l'eventuale sostituzione del farmaco", aggiunge Antonella Celano, presidente Associazione Persone con Malattie Reumatologiche(Apmar). "Il risparmio generato dal minor prezzo dei biosimilari rispetto ai biologici, infatti", ha sottolineato Stefano Collatina, coordinatore dell'Italian Biosimilars Group, che ha commissionato lo studio, "dovrebbe consentire a più pazienti di essere trattati all'interno del budget esistente". Il nostro obiettivo, conclude Silvia Tonolo, presidente dell'Associazione Nazionale Malati Reumatici (Anmar), è quello di migliorare il livello d'assistenza e l'accesso per tutti alle cure più adeguate".(ANSA).
   

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