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Igiene orale professionale, se fatta male può far danni

La crisi economica influenza anche la salute delle gengive. Sempre più persone tendono a rimandare i controlli periodici dall'igienista dentale oppure scelgono di eseguire la seduta guidati dal criterio del prezzo più basso, pensando che venti minuti possano essere sufficienti. Ma a mettere in guardia sono gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP): la seduta di igiene orale professionale non è una procedura cosmetica, ma un vero e proprio atto terapeutico. E, se non è eseguita in modo corretto, può creare danni. Un controllo efficace della placca batterica rappresenta infatti "il mezzo di prevenzione più importante delle malattie di denti e gengive. L'igiene orale professionale è quindi il primo passo per la cura della parodontite, frequente malattia infiammatoria cronica dei tessuti intorno ai denti", spiega Loretta Bongiovanni, Igienista Dentale della SIdP. Per questo, prosegue, "è bene sottoporsi regolarmente a sedute di igiene orale professionale, con una frequenza che deve essere identificata a seconda delle necessità di ogni singolo paziente.
    Anche le modalità con cui vengono effettuate le sedute devono tenere conto del quadro clinico e in ogni caso non possono richiedere meno di 45-60 minuti". Rimandare la seduta con l'odontoiatra o l'igienista o peggio accontentarsi di sedute frettolose, quindi, "è non solo inefficace ma addirittura dannoso". La rimozione del tartaro deve essere eseguita in maniera attenta, "senza creare un danno allo smalto e alle gengive".
    Questo però non basta: "è necessaria anche una visione olistica del paziente - prosegue Bongiovanni - che va preso in considerazione nel suo complesso, perché a noi sta anche il compito di istruirlo su come preservare al meglio il risultato della seduta di igiene professionale". Ad esempio, è importante spiegargli non solo come va effettuata la rimozione della placca batterica a casa, "ma anche come stili di vita e malattie, quali fumo e diabete, possano influire sulla progressione della parodontite. Tutto questo - conclude l'esperta - richiede tempo e non può esser fatto in modo sbrigativo e superficiale".(ANSA).
   

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