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Tumori: cancro non incurabile, ma divario tra Nord e Sud

Il cancro non è più una malattia incurabile, ma in Italia resta ancora troppo divario tra Nord e Sud per quanto riguarda la qualità delle cure. Lo spiega Lucia Mangone, presidente dell'Associazione italiana registri tumori (Airtum) e tra i relatori al Cracking cancer forum di Firenze.

"Il cancro non è più un male incurabile, in Italia abbiamo complessivamente una sopravvivenza del 60% a cinque anni dalla diagnosi", afferma. I dati più confortanti si registrano per il tumore alla tiroide, con un tasso di sopravvivenza a 5 anni dell'88%, alla mammella (87%) e alla prostata (82%), percentuali che salgono anche al 99% in caso di diagnosi precoce.

"I dati meno confortanti arrivano dal tumore al polmone, secondo per incidenza tra gli uomini e terzo tra le donne, che registra un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 18%, ed è correlato nel 90% dei casi al fumo di sigaretta", prosegue l'esperta. "Per questo motivo - aggiunge - sarebbe contenibile con campagne di informazione molto forti rivolte ai giovani".

I dati poi sono molto diversi da regione e regione: "Al Nord ci si ammala molto più che al Sud, ma al Sud si sopravvive di meno", afferma ancora Mangone. I dati migliori si registrano in Emilia Romagna e in Toscana, soprattutto per tumore della mammella e del colon retto, con un tasso di sopravvivenza intorno al 62%, di due punti superiore alla media nazionale. "Questo - spiega sempre Mangone - non è legato alla fortuna o alla sfortuna, ma alla capacità dei sistemi sanitari regionali ad esempio di effettuare diagnosi precoci e di attuare adeguati percorsi diagnostico terapeutici". Non meno importante l'adesione agli screening, ancora troppo bassa al Sud: "In Emilia Romagna l'adesione è del 64%, in Puglia del 5% - sottolinea Mangone -, eppure gli screening sono nei Lea e sono previsti su tutto il territorio nazionale".

"Le azioni possibili sono lavorare sugli stili di vita, come per esempio non fumare e mangiare più frutta e verdura". "Fare una diagnosi precoce e migliorare l'adesione agli screening", e infine mettere in campo "un lavoro di squadra che coinvolga professionisti, decisori ma anche cittadini e pazienti, le cui associazioni possono fare molto".

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