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Il Manifesto contro le Fratture da fragilità da medici e associazioni

  In Italia le fratture da fragilità colpiscono 4 milioni di persone con più di 50 anni (3,2 milioni di donne e 800mila uomini). Una criticità che si traduce in un costo per la sanità pari a 9,4 miliardi di euro che nel 2030 diverranno quasi 12 miliardi (+26,2 per cento). E' questa la fotografia della International Osteoporosis Foundation presentata oggi in Senato e che stima come, nel solo 2017, si siano verificati in Italia 560.000 casi di fratture da fragilità la cui incidenza, nei prossimi 10 anni, aumenterà del 22,4 per cento. Su iniziativa della rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief, 6 società medico-scientifiche e 15 associazioni di pazienti hanno dato vita a Frame, un'alleanza finalizzata al coinvolgimento della politica e delle istituzioni, per adottare iniziative per prevenire e contrastare le fratture da fragilità. "La percentuale delle morti conseguenti alle fratture da fragilità è assolutamente sovrapponibile alle morti da infarto", ha dichiarato Francesco Falez, presidente della Società italiana di Ortopedia e Traumatologia che ha sottolinato come la mancanza di prevenzione contribuisca a congestionare i pronto soccorso italiani, dove arrivano quotidianamente migliaia di persone che potrebbero non trovarsi in questa situazione. Per Maria Luisa Brandi, presidente della Firmo, la Fondazione italiana ricerca malattie dell'osso, "se non si provvede subito per l'Italia ci sarà un conto assai salato: ci aspettiamo che nel 2030 si fratturino i numerosi bambini che sono nati a cavallo degli Anni '50-'60 perché, tendenzialmente, anche loro entreranno nell'età critica". Questa situazione, spiega, porterà a "enormi problemi" di costi per "riabilitazione, protesi, e case di riposo per anziani".
    L'alleanza tra associazioni e società scientifiche ha creato un 'Manifesto sociale', che declina, in 5 punti, le azioni indifferibili: riconoscerne la priorità, definirne le dimensioni, organizzare modelli di presa in carico, aggiornare le linee guida, aggiornare e semplificare i criteri per l'accesso ai trattamenti farmacologici e monitorare gli outcome: la ricetta (urgente) di clinici e pazienti per far fronte all'emergenza osteoporosi. La senatrice Maria Rizzotti, membro della Commissione Igiene e Sanità del Senato, ha detto come sia necessario "ripensare i processi e i modelli organizzativi delle aziende sanitarie nelle varie regioni, spostando le cure per la prevenzione, ove possibile, dall'ospedale al territorio, ridefinendo i criteri di presa in carico dei sempre più numerosi pazienti cronici". Per Rossana Boldi, vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, invece, "le priorità possono essere decise in base ad alcuni parametri standard ispirati alla evidence based medicine, rispetto alla gravità della malattia, all'urgenza del trattamento e al rapporto costi benefici. Tutto questo senza dimenticare la dignità umana e la solidarietà".
   

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