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Mutilazioni per 200 milioni di donne nel mondo, 30-40mila a rischio in Italia

(ANSA) - Si stima che siano oltre 200 milioni le donne nel mondo già sottoposte a mutilazioni genitali femminili e che oltre 3 milioni di bambine siano a rischio ogni anno. Un dato che appare agli esperti sottostimato. In Italia, dove questa pratica e' vietata per effetto della Legge numero 7 del 2006, che la considera un grave reato, non si può escludere il rischio di casi clandestini, di cui magari si può venire a conoscenza solo perché necessitano di ricoveri, e sono 30-40mila le bimbe a rischio, perché c'è uno 'zoccolo duro' che proviene da Paesi con una forte tradizione in questo senso. L'arma migliore per prevenire questa pratica, contro le donne, la loro sessualità e la dignità umana e' l'integrazione, che parta dalla scuola, evitando la dispersione scolastica e quella 'clandestinità' anagrafica che può portare a non conoscere alcune bambine e i loro bisogni.
    Lo evidenzia in occasione della giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, che si celebra oggi, il professor Aldo Morrone, dermatologo e infettivologo, direttore scientifico dell'Istituto San Gallicano di Roma, che oggi ha organizzato un seminario sul tema. Morti, cicatrici, infezioni, fistole vescico-vaginali che fanno si che le donne si urinino addosso: lascia questo dietro di se questa pratica, che rende estremamente complicato anche il momento del parto. Oltre all'impegno per garantire la presenza di mediatori culturali e per l'integrazione secondo Morrone "e' necessario evitare ogni rito alternativo e promuovere il passaggio alla pubertà e all'adolescenza, con l'arrivo del menarca, come una festa.
    Spiegando alle donne che si può abbandonare questa pratica senza tradire la loro cultura di origine e che ciò non garantisce alle loro figlie un matrimonio e un futuro migliore. Che invece può arrivare con l'istruzione e la cultura. Trasformare questo momento in una festa può essere un'opportunità anche per le famiglie italiane". Da 30 anni il San Gallicano lavora su questo tema in Italia e in Africa, in particolare nel Corno d'Africa.(ANSA).
   

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