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Solo una donna su due incinta a rischio diabete fa lo screening

Solo una donna su due tra quelle ad alto rischio fa lo screening precoce del diabete in gravidanza: in pericolo sono soprattutto le donne obese e con alterata glicemia a digiuno nel primo trimestre. Lo rivela uno studio presentato al congresso del'Associazione europea per lo studio sul diabete (Easd) da una giovane ricercatrice della Società Italiana di Diabetologia (Sid), Cristina Bianchi, grazie ad un grant della SID. Il diabete gestazionale è l'alterazione metabolica più frequente in gravidanza. Lo screening del diabete gestazionale è selettivo, cioè basato sulla presenza di fattori rischio, e prevede l'esecuzione di una curva da carico orale di glucosio. Nelle donne ad alto rischio (pregresso diabete, obesità, alterata glicemia) è previsto uno screening precoce fra la 16-18 settimana gestazionale da ripetere fra la 24-27 settimana. Nessuno screening è invece previsto per le donne senza fattori di rischio. Lo studio rivela che, a fronte di linee guida pubblicate gia' dal 2011, lo screening precoce è al momento eseguito solo nella metà delle donne ad alto rischio nonostante la possibilita' di serie complicanze. Gli autori hanno valutato 1338 donne incinte, seguite presso il Centro Diabetologico dell'Ospedale di Cisanello (Pisa), dove hanno effettuato lo screening del diabete. Il 14,4% delle donne valutate era ad alto rischio; di queste l'84,3% presentava un solo fattore di rischio e il 15.7% due. Gli autori hanno cosi' rilevato che lo screening precoce era stato eseguito solo in una metà dei casi e che solo il 28% lo aveva ripetuto. La prevalenza di diabete gestazionale nelle donne ad alto rischio valutate nello studio era del 67% ed era individuabile nel 40% dei casi già al momento dello screening precoce. Il diabete gestazionale, afferma il presidente Sid Giorgio Sesti, "è associato a elevato rischio di morbilità materna e del neonato ma la sua diagnosi precoce consente di portare a termine una gravidanza in modo sicuro. Il dato che preoccupa è la bassa proporzione di screening precoce nelle donne ad alto rischio.
    Questi dati dovranno essere oggetto di attenta valutazione non solo dei medici ma anche dalle autorità di salute pubblica".
    (ANSA).
   

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