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Parto al Bambino Gesù quando è a rischio la salute del nascituro

Prime due nascite al Bambino Gesù di Roma, diventato quest'anno a tutti gli effetti un punto nascita per i casi di alta complessità, in cui è a rischio la salute del bambino, che possono quindi richiedere interventi in emergenza.  Il primo piccolo, venuto alla luce l'8 aprile scorso, si chiama Kevin ed era affetto da ernia diaframmatica congenita ad alto rischio, una patologia rara e complessa che richiede un'assistenza altamente specialistica al momento della nascita per scongiurare il pericolo di morte. In sala operatoria era presente un'equipe mista composta da anestesisti, chirurghi neonatologi, ginecologi e infermieri del Bambino Gesù e da anestesisti, ginecologi e ostetriche del San Pietro.
 La vita del secondo bambino, venuto alla luce il 28 aprile, è stata messa a rischio dalla trasposizione dei grossi vasi a setto integro (anomala connessione dei vasi sanguigni che partono dal cuore), patologia che in circa il 20-25% dei casi richiede interventi immediati al momento del parto per permettere la sopravvivenza del neonato e per scongiurare conseguenze neurologiche. Il Bambino Gesù è potuto diventare punto nascita grazie al via libera della Regione Lazio e alla convenzione con l'Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, siglata nel marzo scorso.

 Grazie all'intesa si ottimizzano i tempi del parto, evitando a nascituri particolarmente vulnerabili i rischi del trasporto da una struttura all'altra e si rendono immediatamente disponibili, in un'unica sede, tutte le possibili competenze ostetriche e medico-chirurgiche neonatali.
    Sono circa 30 le nascite programmate nel 2017, di cui 4 a giugno. Le future mamme vengono selezionate per il parto al Bambino Gesù da un apposito comitato che valuta le caratteristiche della gravidanza e la gravità delle condizioni del bambino. Le patologie che possono comportare un intervento in emergenza alla nascita e che richiedono un'assistenza altamente specialistica sia chirurgica che tecnologica, sono quelle che impediscono al bambino di respirare o che non consentono al sangue di circolare come dovrebbe.
 "Il risultato dell'accordo e dell'ok della Regione Lazio - ha spiegato Pietro Bagolan, direttore del Dipartimento di Neonatologia dell'Ospedale Pediatrico della Santa Sede - è un esempio di buona sanità al servizio del bambino gravemente malato e della sua famiglia. Gli specialisti di entrambi gli ospedali, compresi i nostri ginecologi/ostetrici come il dott.
 Leonardo Caforio, formano un'unica équipe che opera in un ambiente protetto e attrezzato, in grado di garantire al nascituro e alla sua mamma il maggior grado di sicurezza e di chance di salute possibile".(ANSA).
   

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