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Protesi stampate in 3D impiantate a pazienti dopo sarcomi

La stampa di protesi in 3D consente di ricostruire perfettamente l'anatomia ossea dei pazienti dopo interventi demolitivi per l'asportazione di tumori. La conferma arriva dall'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) di Roma, che negli ultimi mesi ha effettuato tre interventi usando la stampante di nuova generazione: "un emibacino, una scapola in una donna di 35 anni e un tarso del piede in un paziente molto giovane, di soli 13 anni", si legge in una nota.

"Altri 3 casi sono pronti per l'intervento - prosegue il comunicato - un emibacino per una persona di mezza età ed un bacino per paziente molto giovane, nonché una protesi d'anca per un caso che presenta una patologia genetica altamente deformante".

Il titanio viene stampato in progressiva sovrapposizione di strati su un modello virtuale, costruito grazie ai dati di Tac e risonanza: "Il pezzo così costruito andrà ad incastrarsi perfettamente con la parte ossea residua - prosegue la nota - al fine di ricostruire al meglio la totalità dell'organo".

In Italia sono circa 6.000 ogni anno i casi di diagnosi di sarcoma dell'osso e dei tessuti molli. Sono tumori rari, ma colpiscono in prevalenza assoluta la popolazione giovane, fino ai 20 anni, e a seguire quella adulta tra i 50 e 80 anni.

Su 500 nuovi casi annui di tumori ossei primitivi che necessitano di protesi, il 5% potrebbe accedere alla protesi in 3D, se la zona da ricostruire è particolarmente ampia oppure complessa, e le comuni protesi modulari non ne permettono la ricostruzione appropriata.

"Siamo molto soddisfatti - ha commentato Marta Branca, Commissario Straordinario degli IFO - di mettere questa nuova tecnologia a disposizione dei nostri pazienti oncologici, perlopiù giovani e colpiti da tumori rari come gli osteosarcomi". (ANSA).

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