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Scontro Ue su stop benzina-diesel, verso deroghe e-fuels

La giornata è di quelle decisive per la lotta dell'Europa al cambiamento climatico. Ma Frans Timmermans aveva messo già tutti in guardia di prima mattina: "Questa è l'Unione europea, nessuno se ne va dalla stanza senza un po' di dolore". E la maratona negoziale destinata a proseguire tutta la notte tra i ministri responsabili per l'Ambiente per trovare l'intesa sul maxi-pacchetto 'verde' Fit for 55 lo dimostra. Lo scontro a Lussemburgo si consuma sullo stop alla vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035. Indispensabile agli occhi di Bruxelles per l'obiettivo emissioni zero al 2050. Controverso invece per l'Italia e un drappello di altri Paesi che chiedono più realismo davanti a una transizione complessa.

Ma anche per la Germania, che sul tavolo ha messo l'asso che potrebbe prendere tutto: una deroga per l'uso limitato degli ecocarburanti dopo il 2035. Il testo della Commissione Ue all'esame dei ministri, già licenziato dal Parlamento europeo, è netto: i veicoli con motore a combustione interna non potranno più essere venduti dal 2035. Troppo netto per Roma - che non vede di buon occhio l'uso di una sola tecnologia (l'elettrico) per centrare l'obiettivo - e per Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia, per i quali i tempi sono troppo stretti. Tutti insieme avevano chiesto una proroga al 2040. Il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è stato chiaro con i colleghi: la proposta è accettabile solo a patto che la "neutralità tecnologica" possa essere raggiunta con l'uso di e-fuels dopo il 2035, che si proceda con una "eliminazione progressiva dei motori a combustione interna per i furgoni", e che siano introdotte - guardando alla Motor Valley italiana - "deroghe specifiche per i piccoli costruttori". Senza contare che, ha evidenziato, in Ue "acquistare un'auto elettrica costerebbe sei mesi di stipendio per qualcuno e dieci anni per qualcun altro". In soccorso di Roma è arrivata, quasi a sorpresa, la Germania agitata dalle diverse sensibilità nella coalizione di governo. Il ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, su Twitter non le ha mandate a dire alla collega responsabile per l'Ambiente, Steffi Lemke: l'appoggio della Verde alla proposta della Commissione è "sorprendente", ha tuonato, deciso a difendere l'industria dell'automotive tedesca - la più forte d'Europa - chiedendo che "i motori con combustibili privi di CO2" siano "ammessi come tecnologia in tutti i veicoli dopo il 2035".

Ma l'attacco è stato schermato e, con il sostegno dell'amico di partito, il ministro dell'Economia Robert Habeck, Lemke ha avanzato la proposta di deroga per gli e-fuels a scopi "limitati". Un punto di approdo che potrebbe andare bene ai Ventisette. Tutto dipenderà da come sarà tradotto alla fine, soprattutto per chi ritiene, come l'Olanda, che ogni eccezione indebolisca le ambizioni comuni. La partita conoscerà il suo risultato solo a notte fonda, ma la posta in palio è ampia. In discussione c'è anche la riforma dell'Ets, con le allocazioni gratuite e la sua espansione ai trasporti privati e al riscaldamento degli edifici: a favore la Germania, contro l'Est. A far discutere è anche il Fondo sociale per il clima per aiutare le famiglie contro il caro energia: Bruxelles lo vorrebbe di 72 miliardi, la Francia media a 59. Ma Berlino e altri frugali pretendono un taglio più netto, intorno ai 30. L'unica cosa certa, ha esortato Timmermans, "è che non c'è tempo da perdere".

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