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Auto elettrica, diffusione in Italia più lenta rispetto a Ue

Esiste un gap tra Italia ed Europa nel mercato della domanda di auto elettriche, con vendite che nel 2020 hanno rappresentato il 4% del totale contro il 10% dell’Unione Europea. Ciò si riflette anche sulla presenza dei Bev nel parco circolante elettrico, che nel nostro Paese rappresentano ad oggi solo il 0,25% rispetto al 1,07% europeo.

È quanto è stato ribadito oggi a Milano nel corso della presentazione dell'edizione 2021 dell'Osservatorio Mobilità e Sicurezza di Continental, incentrato quest’anno sul tema delle auto elettriche. L'ampio studio - realizzato assieme all’istituto di ricerca Euromedia Research, diretto da Alessandra Ghisleri, e a Kearney - mostra che In Italia l’auto elettrica è diffusa per il 68% al Nord, nelle grandi città, e che questa scelta è preferita da residenti che hanno case con box e che appartengono alla generazione Y (27-41 anni) con reddito elevato.

Su questo risultato, inferiore al resto dell'Europa, influisce anche l'atteggiamento dei dealer italiani, al momento poco reattivi a spingere l’elettrico, Questo - ribadisce Continental - nonostante ci siano sempre più modelli elettrici sul mercato (+89% di versioni Bev) e i piani produttivi dei costruttori indichino un’espansione nei segmenti dove oggi l’elettrico è meno presente.

La rete vendita è sicuramente indietro a causa della limitata conoscenza e del gap generazionale, i risultati migliori infatti arrivano dai venditori più giovani. Il concessionario è chiamato quindi a reinventarsi, trasformandosi da puro venditore a consulente di mobilità. Inoltre, l’integrazione di nuovi servizi rappresenta un'opportunità per eliminare qualunque preoccupazione legata alla tecnologia del veicolo elettrico.

L'Osservatorio Mobilità e Sicurezza di Continental ha anche fatto il 'ritratto' dei consumatori che sono interessati ai modelli Bev. Gli interessati sono maschi che hanno un’auto di proprietà (in generale alimentata a benzina) e percorrono tra gli 11 e i 50 chilometri al giorno. Hanno un garage dove installare una wall box, vivono al Sud e nei Comuni della Provincia e appartengono alla generazione Y (27- 41 anni).

Appartengono alla categoria deI curiosi consumatori di sesso femminile, appartenenti alla generazione Z, residenti al Sud e nelle città di provincia. Rientrano nel 68,9% degli intervistati che ha dichiarato di non aver avuto ancora l’occasione di guidare un’auto elettrica ma di essere interessato a farlo appena ne avrà l’opportunità.

Sono invece disinteressati i Baby Boomers (57-75 anni) che vivono in comuni di provincia, in particolare nel Nord Ovest, senza un garage e percorrono meno di 10 chilometri al giorno. Non hanno mai provato a guidare un’auto elettrica e non sarebbero interessati all’acquisto nemmeno in presenza di incentivi. Sono gli stessi che pensano che fra 10 anni il parco circolante sarà ancora a motore endotermico.

Anche se, come abbiamo visto, il 76,8% degli italiani si dichiara interessato a partecipare al processo di transizione, ma al momento non è intenzionato ad aprire il portafoglio per comprare un’auto elettrica. La propensione all’acquisto dei consumatori risulta dunque essere bloccata da ragioni economiche, infrastrutturali e di prodotto che, al momento, sembrano essere barriere difficili da superare.

Oltre ad essere interessati, gli italiani sono anche informati: tre consumatori su quattro (74,7% degli intervistati) identificano correttamente le proposte Bev e ibride presenti sul mercato; tuttavia, quando si parla di un veicolo ibrido plug-in, la percentuale degli informati scende al 47%. I più preparati restano coloro che hanno provato a guidare l’auto elettrica e sono disposti ad acquistarne una.

La voce 'acquisto' è anomala e rappresenta il maggiore freno al passaggio all'elettrico. In Italia gli incentivi sono tra i più alti d’Europa ma quello che penalizza la diffusione dei modelli elettrici è l’incertezza sulla loro durata e la distribuzione non omogenea sul territorio, cause che influiscono negativamente sul processo di acquisto del consumatore che ritiene la Bev meno conveniente rispetto alle auto a benzina e diesel. L’Industria automotive sostiene, al contrario, che il costo elevato di una elettrica rispetto a un’auto termica sia bilanciato dagli incentivi all’acquisto e dai minori costi di gestione dell’auto elettrica.

Nella classifica dei punti di debolezza dell’elettrico nella seconda posizione, dopo il costo, si trova secondo l'analisi Continental il problema dell’autonomia limitata delle batterie (dichiarata dal 38,7% del campione), seguito dalla scarsa diffusione delle colonnine di ricarica (dichiarata dal 37,4% degli intervistati) due temi importanti e strettamente connessi.

Secondo gli italiani le Istituzioni devono partecipare più attivamente al cambiamento destinando fondi e utilizzando al meglio il denaro che arriverà dal PNRR per la realizzazione di infrastrutture adatte all’elettrico. Infatti il 37,4% degli intervistati punta il dito contro la scarsa diffusione delle colonnine nelle aree della propria città e lungo le autostrade.

Il tema dei punti di ricarica è ben presente nel vissuto degli italiani: addirittura il 24,6% dichiara di non averle mai viste, mentre il 59,4% ne ha viste poche e solo in alcune zone. Gli italiani, tuttavia, sono fiduciosi che il problema si possa risolvere: a dare ottimismo è l’attuazione degli interventi previsti dal PNRR circa l’installazione delle colonnine che, per i consumatori, darà anche una spinta alla vendita di auto elettriche.

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