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'Rivedere incentivi, fiscalità e accise per rilancio'

Rimodulare gli incentivi per l'acquisto dell'auto, ridurre la fiscalità dell'intero comparto automotive e non aumentare, o meglio alleggerire, le accise sui carburanti: sono queste le proposte lanciate da Roberto Scarabel, vicepresidente di AsConAuto e imprenditore del settore, per spingere la ripresa dopo la batosta del coronavirus.

"Il settore della ricambistica - spiega in una videointervista pubblicata sul Canale ANSA Motori - non ha patito quanto i concessionari di autoveicoli, perché ha continuato a lavorare anche durante la pandemia. E il calo, comunque molto elevato, anche di questo segmento più facilmente si sta rialzando: già adesso - prosegue - molti consorzi segnano decrementi a una sola cifra. E l'auspicio è che l'intero consorzio riesca ad arginare le perdite". Scarabel, nel sottolineare il 'doppio binario' sul quale si muove il settore della ricambistica, che non ha mai chiuso, e quello degli autoriparatori, più in affanno, chiede 'chiarezza' alle istituzioni. "Gli incentivi hanno funzionato - dice - ma la suddivisione operata fra i vari tipi di motorizzazione, dal termico classico fino all'elettrico puro, hanno causato una sperequazione nell'utilizzo: se infatti la parte dedicata ai primi si è esaurita in pochissimo, quella dedicata ai propulsori 'puliti' rischia di rimanere inutilizzata. Inoltre - aggiunge - sarebbe utile defiscalizzare l'auto aziendale, come avviene negli altri Paesi europei. Infine le accise sul gasolio: in Italia le merci si muovono soprattutto su gomma, e aumentare il costo del diesel significherebbe, a cascata, far lievitare i prezzi dei beni per il consumatore finale".

La richiesta, dunque, è quella di una rimodulazione di tre aspetti ben definiti ma, a causa delle troppe variabili, è pressoché impossibile fare una stima economica di quanto sarebbe necessaria per attuarla. Ma, ricorda Scarabel, quel che è certo è che bisogna tener presente il costo sociale cui si va incontro in caso di mancati aiuti: sono 35mila gli addetti al settore che potrebbero perdere il posto di lavoro, dice citando le stime di Federauto. Un numero elevatissimo. E che deve far riflettere.

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