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Auto: Unrae, crollo 5 principali mercati europei (-56%)

A marzo la drammatica crisi da coronavirus causa il crollo di tutti e e cinque i principali mercati europei delle autovetture, che rappresentano circa tre quarti del mercato totale Europeo (Eu+Uk+Efta). Nel complesso la diminuzione ammonta al 56%, con una perdita di quasi 750.000 unità (dalle 1.347.000 di marzo 2019 alle 599.000 attuali), ma le differenze fra i singoli mercati sono estremamente ampie: l'Italia registra il risultato peggiore (-85%), seguita da Francia (-72%) e Spagna (-69%), e quindi - a grande distanza - Regno Unito (-44%) e Germania (-38%). Ipotizzando per gli altri 25 mercati un calo analogo, nell'ordine del 45/55%, la perdita complessiva di volume in Eu+Uk+Efta ammonterebbe a quasi un milione di unità.
    I dati sono dell'Unrae, l'associazione delle case estere che parla di "tracollo, senza precedenti nella storia" che "si innesta peraltro su una flessione già in atto nel mercato europeo, che nel primo bimestre aveva registrato un calo di oltre il 7%". "Il crollo di marzo - commenta Andrea Cardinali, direttore generale dell'Unrae - riflette ancora solo parzialmente l'impatto della crisi, e il mese di aprile si annuncia quindi senz'altro peggiore. È difficile fare previsioni per l'intero anno, ma secondo alcuni centri studi nel 2020 il mercato auto Europeo potrebbe contrarsi sino al 30%, una caduta mai sperimentata in passato. Tra i Major Markets il calo potrebbe essere del 25% nel Regno Unito e del 20% in Francia, secondo le rispettive associazioni di categoria. Per l'Italia, Unrae ipotizza un crollo fra il 32% nel caso migliore e il 46% in quello peggiore, secondo la durata del lock-down". Ogni anno, in Europa, il settore auto - ricorda l'Unrae - investe quasi 60 miliardi di euro in R&S e genera un surplus commerciale di circa 85 miliardi, dando lavoro, direttamente e indirettamente, a quasi 14 milioni di persone, più del 6% del totale. Al momento, sui 2,6 milioni impegnati nella costruzione di autoveicoli, più di 1,1 milioni di lavoratori diretti sono coinvolti dalla chiusura di 229 stabilimenti di produzione e assemblaggio, con una mancata produzione che alla fine di marzo, secondo i calcoli Acea, superava già 1,2 milioni di veicoli. "L'impatto della crisi - prosegue Cardinali - può essere devastante, su una filiera caratterizzata da imponenti investimenti ed elevati costi fissi in strutture e personale, che rischia di finire presto in ginocchio per i flussi di cassa negativi. Il nostro Paese, colpito per primo e più duramente dall'epidemia in Europa, nonché primo a porre in essere severe restrizioni alla mobilità dei cittadini e alle attività economiche, risulta anche quello con il mercato impattato in modo più drammatico".

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