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Aston Martin: cinesi Geely più freddi, in pista Stroll

Aston Martin sembra allontanarsi dagli investitori cinesi mentre si fanno più insistenti le voci di un dialogo avanzato con il miliardario canadese Lawrence Stroll, proprietario della scuderia di Formula 1 Racing Point.
    Secondo Bloomberg da parte della cinese Geely, casa automobilistica sostenuta dal magnate Li Shufu, si sarebbe registrato meno interesse dopo i primi colloqui. E, a questo, sarebbe anche legato il calo (oltre il 6%) registrato nell'ultima seduta di Borsa dal produttore di supercar.
    Stroll, che nel 2018 ha acquistato la Force India e poi l'ha ribattezzata Racing Point, potrebbe investire 200 milioni di sterline in Aston Martin arrivando a detenere una partecipazione vicina al 20%, per poi crescere ulteriormente. La casa britannica che ha parlato con diversi investitori per un potenziale aumento di capitale come ultimo sforzo per superare la crisi di liquidità, potrebbe decidere il suo piano di azione già da questo mese. Al momento tutte le opzioni restano aperte. Non è detto che poi Geely che controlla già Volvo, Lotus e ha una partecipazione di minoranza in Daimler, non trovi la strada per una condivisione tecnologica con il costruttore britannico. Jefferies Financial Group ritiene che ad Aston Martin servano almeno 400 milioni di sterline per continuare ad investire sui suoi modelli di punta. Al momento non sono stati raggiunti accordi definitivi e la casa automobilistica potrebbe non riuscire a raggiungerli o decidere di non far entrare nuovi investitori, secondo gli analisti. Per rimettersi in carreggiata il gruppo, di cui il primo azionista è il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, punta sul suv di lusso Dbx che ha raccolto 1.800 ordini e la cui produzione è confermata nel secondo trimestre dell'anno. Il buon andamento del suv da 189 mila dollari ha permesso di ottenere un finanziamento da 100 milioni di dollari, la cui concessione era subordinata al raggiungimento di almeno 1.400 ordini.
    Il gruppo britannico paga una flessione dell'industria, l'incertezza intorno alla Brexit e una risposta tiepida ad alcuni modelli. Vendite più deboli del previsto hanno costretto la casa resa celebre da James Bond a ridimensionare i suoi obiettivi e a un profit warning con Moody's che per la debole redditività e il basso volume di vendite (soprattutto nell'ultimo scorcio del 2019), ha tagliato il rating.
   

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