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Industria Usa 'spaccata' su futuro degli ibridi tradizionali

L'industria automobilistica statunitense guarda all'evoluzione del mercato, e in particolare alla cosiddetta 'transizione' verso i veicoli 100% elettrici con un corretto atteggiamento di valutazione delle opportunità e, soprattutto, di calibrazione degli investimenti. Questi - se troppo sbilanciati verso i BEV (battery electric vehicles) - potrebbero infatti mettere in difficoltà le aziende, obbligate in ogni caso a continuare ad offrire per larghe fasce di clienti interni e per i mercati d'esportazione modelli tradizionali con sistema principale di propulsione a combustione interna. Un articolo apparso ieri su Wall Street Journal ribadisce questa situazione d'indecisione, puntando soprattutto il dito nei confronti di una tipologia di motorizzazione - quella ibrida pura, che non consente la guida in modalità elettrica se non per brevissime distanze - su cui alcuni 'colossi' dell'auto hanno ormai puntato da anni per abbassare le emissioni. Secondo il rapporto di WSJ si starebbero creando due 'blocchi' con strategie contrapposte: Toyota e Ford punterebbero a rafforzarsi proprio negli ibridi, visti come una efficace soluzione per raggiungere i futuri limiti sulle emissioni e per contribuire al miglioramento dell'ambiente. General Motors e Volkswagen starebbero invece concentrandosi sugli elettrici puri, e mentendo programmi per modelli ibridi solo come 'ponte' verso una più ampia trasformazione elettrica, ritenuta indispensabile per raggiungere i limiti sulle emissioni in Europa e in Cina.

WSJ ricorda che GM ha annunciato 20 nuovi modelli globali nei prossimi 4 anni, sia BEV (100% elettrici) che PHEV (plug-in hybrid), e la strategia di elettrificazione annunciata dal Gruppo Volkswagen è ancora più massiccia (70 modelli entro il 2028) con due novità specifiche per il mercato Usa: un suv compatto ibrido plug-in nel 2020 e il minibus 100% elettrico iBuzz nel 2022. E' comunque evidente - e lo ha ribadito un recente rapporto di Bloomberg - che il mercato Usa resta scettico nei confronti dei modelli 100% elettrici, soprattutto per il duplice problema dell'autonomia e della insufficiente rete delle colonnine di ricarica. ''Puntare sui modelli 100% elettrici - ha dichiarato a Bloomberg Arndt Ellinghorst, analista di Evercore ISI - può essere rischioso perché i clienti non vogliono acquistare auto che sono dipendenti dalle ricariche sulle strade''. Ed ha espresso dubbi sul fatto che la ''gente non è ancora pronta a possedere auto elettriche. La loro diffusione non può essere la stessa in Usa, Europa e Cina''.

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