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Lamborghini, il design nel Dna della Casa del Toro

"Volevo questa macchina solo per me. E' sempre stato un sogno e deve rimanere un sogno", è una delle frasi celebri di Ferruccio Lamborghini. E il sogno del padre della Casa del Toro continua ancora oggi e si ravviva ogni giorno nel centro stile dell'azienda di Sant'Agata bolognese, il cuore della creazione, il luogo dove vengono immaginate le vetture del futuro. "Il nostro obiettivo è continuare a vivere questo sogno e attrarre le prossime generazioni", spiega Mitja Borkert, Head of Design di Lamborghini. Di ergonomia del veicolo e di design si parlerà, infatti, in uno dei laboratori didattici pensati per il Mudetec, il nuovo museo della tecnologia appena inaugurato nello stabilimento Lamborghini. "Per un designer essere qui è un sogno - dice Borkert - perché lo stile è praticamente inscritto nel nostro Dna". Borkert si muove sulla scia di maestri come Marcello Gandini, uno dei più grandi designer italiani, che ha disegnato la Miura, nel 1966, "un'auto già vicina alla perfezione" e poi Marzal, Espada fino alla leggenda della Countach, con il primo prototipo del 1971, la Lp500, ancora oggi un riferimento per Borkert.

Un'auto che esprime al meglio il concetto della "funzione che segue la forma", spiega il designer tedesco.

E poi ancora la Murcielago, nel 2001, e dieci anni dopo l'Aventador, che lanciò una nuova generazione di sportive. Ma il centro stile dà il meglio nelle vetture in edizione limitata, prodotti via via sempre più estremi nelle prestazioni, ma anche nelle linee. Come ad esempio la Centenario, lanciata nel 2016 a Ginevra per il 100/o anniversario della nascita del fondatore.

Fino alla Terzo Millennio, super concept-car che guarda a un futuro tutto da immaginare. 

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