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L'assenza di design come forma di violenza

(ANSA) - MILANO, 06 GIU - L'assenza di design è una delle tante forme di discriminazione ai danni degli immigrati: lo denuncia, alla collettiva 'We will design' ospitata dal FuoriSalone, l'installazione "Nest - La culla degli incivili", voluta dal festival Divercity fondato da Andi Nganso e Maurizio Talanti.
    "La nostra è una denuncia degli spazi, violenti e razzisti, progettati per causare paura e caos ma anche - spiega Andi Nganso, medico varesino originario del Camerun, con un passato in Croce Rossa Italiana e nell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) - una proposta, perchè basterebbe poco per rendere i luoghi di cura dei posti migliori". L'asprezza delle condizioni di vita dei migranti è riprodotta da uno stretto tunnel avvolto dal rumore del mare, dove si è attorniati dalle foto di Sara Prestianni, che raccontano storie di ingiustizie e umiliazioni, inclusi condizioni non sicure e non igieniche.
    All'ingresso del tunnel, due busti che rappresentano l'amore e la verità simboleggiano invece i fari che dovrebbero guidare l'atteggiamento verso chi è più fragile, mentre all'uscita si è accolti dall'altare della vita, composto di cappelli 'Juju', che in Camerun si indossano nei funerali come augurio per una buona prossima vita.
    Tutto intorno al tunnel, semplici manufatti, pensati per rendere migliori i luoghi della cura: "non solo centri per i migranti ma anche ospedali e dormitori perché - spiega il fondatore del festival - le migrazioni sono solo l'estremizzazione della difficoltà del mondo di prendersi cura delle fragilità". Questa idea di design come "pratica sociale" viene rappresentata anche da alcune opere di Abreham Brioschi, 24enne studente della Naba, che espone le sue creazioni in legno ispirate alla pratica tribale della scarificazione, vista non come violenza, ma come rito di passaggio all'età adulta e come "forma d'arte che - spiega lo studente di origini etiopi - rischia di perdersi per la globalizzazione". (ANSA).
   

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