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Tom Hanks, in Elvis non ho avuto paura di essere cattivo

Sovrappeso, con una vocina suadente e lo sguardo mefistofelico. Si fa fatica lì per lì a riconoscere TOM HANKS dietro il pingue famigerato colonnello Tom Parker, che è stato l'impresario di Elvis Presley, gestendo quasi tutta la sua carriera con una provvigione del ben 50% (vendette tra l'altro tutta la musica alla Rca, ricavandone 2,6 milioni di dollari), responsabile secondo alcuni anche della sua fine. La sua prova in ELVIS di BAZ LUHRMANN, presentato fuori concorso al Festival di Cannes con 12 minuti di applausi in prima mondiale e molta emozione in sala, è camaleontica. "Non ho mai avuto paura del personaggio, è il mio mestiere di attore mettersi nei panni di qualcun altro. Quello che ho fatto è stato non giudicarlo, ma interpretarlo, anche nelle sue sfumature, nel confine tra bene e male che pure gli apparteneva", ha spiegato Hanks, due Oscar e una carriera costellata di personaggi per lo più gentili, positivi come in Forrest Gump o The Terminal per citarne due tra i tantissimi. Il regista Baz Luhrmann lo ha definito "coraggioso" e lo ha scelto come figura centrale del film ELVIS, raccontando la sua scoperta, nel 1955, di questo sconosciuto ragazzino bianco con la voce da nero che stava facendo impazzire il Mississippi, affidando a lui la narrazione della sua nuova opera già lanciata verso gli Oscar. "Ho cercato di sapere ogni cosa di Tom Parker, era un personaggio dal passato misterioso, immigrato illegalmente dall'Olanda, impresario di circo. Ho sentito da molte persone dire che era un uomo speciale che illuminava ogni stanza, era curiale e brillante al tempo stesso", ha detto Hanks.
"Era un truffatore, un cialtrone con il vizio del gioco delle carte, ma anche una persona dotata di un intuito straordinario. La storia dovrebbe dare a Parker ciò che gli è dovuto per aver contribuito a creare il fenomeno che era Elvis Presley. Baz ha detto che non c'era Elvis senza il colonnello Tom Parker e nessun Parker senza Elvis, era una relazione completamente simbiotica", ha spiegato. "Il grande intuito di Parker fu - ha continuato - quando, all'inizio del travolgente successo di quel ragazzino, non prestò attenzione a come si dimenava sul palco, al modo in cui le donne lo guardavano. Si rese conto che Elvis era come un frutto proibito e puoi fare un mucchio di soldi con le cose proibite".
AUSTIN BUTLER, 30 anni, attore, cantante, musicista, modello (fidanzato con la modella Kaia Gerber che ieri a Cannes si è commossa agli applausi) diventerà la nuova stella di Hollywood dopo questa prova di Elvis? La vedova Priscilla gli ha pronosticato la statuetta, lui qui al festival da 'debuttante' è quasi frastornato. "Ho speso due anni della mia vita per prepararmi a questo ruolo, cercando di imparare tutto ciò che si poteva su di lui, ho lavorato sulla somiglianza, sui capelli, sullo stile, sullo sguardo e naturalmente sui movimenti in cui Elvis è stato davvero unico, ma quel che più di tutto volevo era far emergere la sua anima speciale. Avevo - ha raccontato Butler - una immensa responsabilità ripagata dall'esperienza totalizzante con Luhrmann e dai complimenti della famiglia di Elvis Presley. Ho rischiato di esserne ossessionato, ho analizzato come la sua voce sia cambiata nel corso degli anni, come le sue mosse siano cambiate e ho cercato di trovare la sua umanità", ha sottolineato. "Vediamo, conosciamo, Elvis come questa icona rock, come cantante amatissimo ma cercare di trovare un modo per togliere tutto questo e trovarne la natura, era qualcosa di più profondo e non potrei esserne più fiero".

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