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Da Londra a Washington la moda nei processi delle star

 Sobrio chic al processo: da Londra alle porte di Washington, due aule giudiziarie di alto profilo mediatico si sono trasformate in passerelle di moda.    Alla High Court sullo Strand, per la 'querelle' che vede coinvolte le mogli di due goleador della Nazionale inglese, ma anche negli Usa, con la causa per diffamazione di Johnny Depp contro l'ex moglie Amber Heard, l'abito parla piu' di mille argomenti.
    Onesta', rispettabilita', sincerita': questo il messaggio che traspare dai look indossati dall'ex Pirata dei Caraibi e dalla ex consorte a dispetto delle truculente accuse reciproche che hanno portato alla luce un matrimonio degli orrori.
Mentre l'ingresso di Rebekah Vardy e della rivale Coleen Rooney alla High Court per quello che i media britannici hanno soprannominato il processo "Wagatha Christie" ha permesso di annotare il tailleur stile Chanel firmato da Alessandra Rich (stilista amata anche da Kate Middleton) contro l'abitino di Zara che Coleen ha abbinato a un mocassino Chanel e al 'tutore' per un piede rotto.
    Entrambi i casi sono in dirittura d'arrivo. Entrambi hanno, oltre i media tradizionali, un seguito ancora piu' virale sui social network. "Meglio del Gala del Met", ha scritto "Grazia UK" a proposito delle 'Wags' (l'acronimo sta per 'wifes and girlfriends' dei calciatori), mentre per Vanessa Friedman del "New York Times", gli abiti indossati da Johnny e Amber in tribunale non sono stati altro che "costumi di scena". Sia Depp che la Heard sono entrati nella parte: non celebrita' dedite agli eccessi, ma rispettabili membri della societa'.
    Johnny, la cui persona pubblica prima d'ora era un ibrido di rockstar e re degli zingari, si e' presentato in eleganti doppiopetti, cravatta, fazzoletto di seta nel taschino, l'anello col teschio seminascosto, i tatuaggi che fanno capolino dai polsini della camicia. Anche i capelli tirati indietro e legati in un codino trasmettono il messaggio di uno che non ha nulla da nascondere. Altrettanto rispettabile e' Amber: tailleur classici nei toni del grigio o del blu, camicie abbottonate fino al collo con l'occasionale cravatta o il 'pussy bow'. Capelli legati in acconciature anni Trenta da cui un ricciolo scappa dal fermaglio quando l'emozione prende il sopravvento. Non vittima, ne' santa, ne' ingenua innocente (spesso la tattica di altre imputate), ma esponente di un'epoca in cui le donne facevano fatica a farsi sentire ma quando ci riuscivano dimostravano il loro valore. Gli abiti sono potere e c'e' intenzionalità dietro le scelte dei protagonisti di questi processi: "C'e' spesso un team attorno alle celebrita' responsabile per la loro immagine", ha detto parlando delle "Wags" Kirsty Fairclough della Manchester Metropolitan University. La possibilita' di indossare quel che vuoi fa parte del diritto delle parti e quel che indossi influenza le percezioni, nel bene e nel male. A Londra la Vardy ha giocato la carta delle griffe preferite dalla Duchessa di Cambridge, mentre la Rooney ha puntato su High Street: "Vuol dimostrare che e' una di noi", ha detto la psicologa della moda Carolyn Mair indicando le mise scelte dalla moglie dell'ex goleador Wayne Rooney. (ANSA).
   

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