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Neri Marcorè a Bruxelles, nessun muro ferma migrazioni

Portano nomi che vengono dimenticati, perduti tra il mare e il vento, masticano "l'amaro del partire" e spesso si lasciano dietro "neanche un saluto da dimenticare". Da sempre e per sempre. I migranti del Mediterraneo di oggi hanno gli stessi tratti di chi dopo la guerra lasciava l'Italia e di chi domani continuerà a spostarsi per migliorare il proprio destino. Storie piccole e personali che Gianmaria Testa nel 2006 fece diventare un po' più di tutti con la sua voce e la sua penna piene di malinconia. E che Neri Marcoré, a sei anni dalla prematura scomparsa del cantautore delle Langhe, continua a offrire al pubblico italiano ed europeo. Fino ad approdare a Bruxelles, epicentro della risposta politica della Ue all'emergenza migratoria e approdo negli anni di migliaia di expat italiani.
    Chitarra e voce, accompagnato da Daniele Di Bonaventura al bandoneon, dal violoncellista di 'casa' Pierre Fontenelle e da Domenico Mariorenzi al pianoforte e alla chitarra, all'Istituto italiano di cultura della capitale belga Marcorè si divide tra le canzoni di Testa, passaggi letterari e riflessioni. "E' normale che ci si sposti alla ricerca di un futuro migliore per se stessi e per la propria famiglia" e "in certi casi si è addirittura disposti a morire pur di non continuare a stare in un posto, quindi questo bisogno è più forte di qualsiasi muro e di qualsiasi barriera che potranno mai mettere le nazioni", spiega all'ANSA al termine dello spettacolo nato quasi per caso due anni e mezzo fa e dedicato all'album diventato poi libro 'Da questa parte del mare' di Testa, molto apprezzato nei Paesi francofoni.
    All'inizio l'idea di scena non contemplava la musica poi Marcorè ha voluto aggiungerla. Da 'Seminatori di grano' a 'Preferisco così', insieme a 'Rrock', 'Forse qualcuno domani', 'Le traiettorie delle mongolfiere', 'Il passo e l'incanto' e così via. "Da sempre - evidenzia l'artista - l'uomo si sposta alla ricerca di un'esistenza migliore di quella che si lascia alle spalle, è un tema che ha dominato gli ultimi anni e che nel 2006 non era così sentito, quindi Gianmaria è stato anche un precursore" precedendo questioni "che sarebbero diventate molto pressanti". Fino a trasformarsi in un'emergenza ancora senza risposte. Anche se, osserva Marcorè, l'Europa, pur a diverse velocità, "è comunque un Continente che accoglie, è la destinazione di tanti migranti". Il punto, però, è tutto politico. Perché, puntualizza, "ci sono Paesi più o meno esposti, Paesi che necessariamente fanno dell'accoglienza una delle proprie virtù, e altri che si oppongono con una pervicacia che non ha nessun senso logico né umano". A vincere allora è "spesso il calcolo, il mantenimento dei propri privilegi, si teme di perderli, quindi alla fine anche per scopi elettorali si porta avanti un discorso molto populista".
    Ma la consapevolezza delle migrazioni dovrà, secondo Marcoré, prima o poi "permeare le coscienze" dei Paesi e dell'Europa tutta. "Non c'è alternativa. Chi pensa di avere un merito nell'essere nato in un Paese cosiddetto civile, dove non ci sono guerre, sbaglia perché non ha nessun merito, è semplicemente fortuna. Così come è sfortuna e non demerito nascere in un Paese in cui ci sono fame e carestia o guerre".
    Qualcosa che, ricordava Testa nella sua 'Ritals', anche gli italiani sapevano bene, insieme alla "pazienza di chi non si può fermare, il colore dell'offesa, il tiepido del pane e l'onta del rifiuto".

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